E’ incredibile a dirsi, ma sono già passati tre anni dal primo disco degli Hercules And Love Affair.
Incredibile perché abbiamo smesso appena ieri di ascoltare ossessivamente “Blind”, fortunatissimo singolo dell’album di esordio di Andrew Butler, dj e produttore americano.
Così, sembra passato molto meno tempo.
Ma dal 2008 un po’ di cose per gli Hercules sono cambiate, a cominciare dall’etichetta. Blue Songs esce con Moshi Moshi Records, con una formazione completamente rinnovata. Questa volta non c’è il contributo di Antony Hegarty (leader degli Antony And The Johnsons) e di Noemi Ruiz, Butler ha scelto stavolta di lavorare con la sua amica Kim Ann Foxman , Kele Okereke dei Bloc Party, la vocalist Aerea Negrot, Mark Pistel e Sean Wright, prima fan, ora collaboratore del gruppo.Quello che non è cambiato però è il genere di base, l’House.
Una dotta House anni 90, che riporta alla mente Chicago, Detroit e Frankie Knuckles, giusto per contestualizzare.
Le colonne portanti del disco sono quattro: “Painted Eyes“, dove suoni di fine anni 70 ed inizio 80 vengono accompagnati da un elemento nuovo per Butler, gli archi; “My House“, titolo che preannuncia la natura del brano -house per l’appunto- come a voler essere un sottile gioco di parole ed allusioni; “I Can’t Wait“, in cui viene lasciato più spazio all’elettronica ed infine “Step Up“, cantata da Kele, a cui sembrano riuscire meglio i lavori in featuring che gli album da solista.
Il resto fa un po’ da contorno.
Blue Songs è un bell’album, ma da l’idea che la formazione precedente funzionasse di più. Quella di Antony è una mancanza che pesa. D’altra parte sarebbe stato impossibile riuscire ad eguagliare la perfezione del primo album, e noi a questo eravano già preparati.
A Butler in ogni caso va attribuito un grande merito, quello di aver fatto avvicinare a questo genere musicale anche tutti quegli snob che, avendone una visione distorta, dicevano “No, per carità, l’house no!”, come me.
Hercules & Love Affair – Blue Songs by moshi moshi music
Autore: Francesca Schizzo