Spiace dirlo, ma questa volta il buon vecchio Mick Collina non ha centrato l’obiettivo. “Party store” è il primo capitolo deludente della sua venticinquennale carriera. Con questo disco il rocker di Detroit omaggia i ritmi dance techno e house della capitale del Michigan, in chiave, ovviamente, garage.
Tuttavia, se da un punto di vista esclusivamente critico il risultato e l’intento possono risultare interessanti, dal punto di visto dell’impatto emotivo ci sono diverse carenze, nonostante il lodevole lavoro svolto dai cinque Dirtbombs; tradurre i ritmi dance con gli strumenti è roba improba e poi, detto tra noi, a che serve?
Alla lunga i nove brani in scaletta risultano pesanti e spesso eccessivamente ripetitivi ed ipnotici. Sia chiaro non sono mai stato un grande appassionato della dance ma apprezzo molto più un deejay che riprende ritmi rock e li filtra lavorandoci con il computer.
Per quanto riguarda una band garage, per giunta navigata come i Dirtbombs, che prova ad ingegnarsi a riproporre i ritmi dance, il risultato è alquanto imbarazzante. Tuttavia, Mick Collins & soci meritano profondo rispetto non soltanto per i fantastici dischi precedenti che ci hanno regalato ma perché con “Party store” hanno dimostrato di essere realmente liberi di fare quello che vogliono.
The Dirtbombs – Sharevari by forcefieldpr
Autore: Vittorio Lannutti