Trio guidato dalla vocalist canadese Katie Stelmanis, gli Austra rispolverano il synth-pop anni Ottanta degli Eurythmics confezionando un prodotto assai ben curato ma dal dubbio peso specifico. Non che manchino gli episodi accattivanti – la progressione noir del singolo “Beat and the pulse” e una “The choke” in cui il beat si fa più selvaggio e la voce gorgheggia su lampi accecanti di synth hanno il successo garantito – ma tra canzoni eccessivamente stucchevoli (“Lose it”, “The future”, “Hate crime”) ed enfasi pop intinta in insipida salsa elettronica (“Spellwork”, “The villain”) ho come l’impressione che gli Austra sfruttino abilmente certi cliché per ottenere consensi nel modo più facile possibile (qua una venatura dark e là una smorfia easy-listening, qua forme austere da teatro d’opera e là muscoli caldi per la pista da ballo…).
Piacciono nel finale i contorcimenti dub di “Shoot the water” e l’afflato 4AD di “The noise“, che nel suo incedere rituale e con la sua coda di percussioni etniche finisce per assomigliare ad un pezzo dei Dead Can Dance remixato dagli Knife: due numeri buoni per strappare una tranquilla sufficienza ed evitare così gli esami di riparazione di settembre.
AUSTRA "Beat and the Pulse" di domino
Autore: Guido Gambacorta