Vi hanno mai parlato di amore eterno? Subito dopo – di certo – avranno aggiunto che le sorprese però non sono infinite. Ecco, funziona più o meno così per i dischi. Il vostro gruppo preferito prima o poi inciderà quell’album che proprio non vorreste nella loro collezione. Oppure succede che l’Inghilterra sforna un gruppo sorprendente (perché non ce ne sarebbero altri di aggettivi) che dopo l’esordio del 2008 con “Limbo Panto”, continua a renderci felici l’anno successivo con “Two Dancers” e poi ancora oggi col neonato “Smother”.
L’ultimo arrivato in casa Domino Records non brilla di immediatezza come i suoi due fratelli. Ma è a loro che aggiunge valore, melodia e sensualità. Dunque i Wild Beasts non tagliano quel filo romantico, né svaligiano la scorta delle sorprese.
Il quartetto di Kendal punta tutto sul gioco di voci tra Hayden Thorpe e Tom Fleming, tanto somigliante ad un corteggiamento. Al calare del sole che illumina la luna. Alla coda del pavone in conquista e alla timida risposta della femmina. Una melodia che non potrebbe essere più seducente neanche con una voce di donna.
La tanto affollata scena indie si conquista anche così: tanto mistero, citazioni ben delineate (quante voci riconoscete nel disco?) e sonorità ipnotiche. “Smother” va sorseggiato traccia dopo traccia, lasciandosi andare nei vortici di “Bed of Nails” e “Loop the Loop”, nell’abbraccio di “Plaything”, nel video del singolo “Albatross” e nel dondolio di “End Come Too Soon”. Chitarre poco chiassose si lasciano trascinare dal piano, l’elettronica incontra il pop reinventando ogni volta la forma canzone.
Un disco da atmosfera, se l’atmosfera che cercate è raffinata.
Autore: Micaela De Berardo