Il frullatore musicale dei Calafuria gira veloce e tritura ironia, rabbia, non senso, punk noise, bisogno d’evasione e noia giovanile, emarginazione suburbana, synth fuori controllo, jazz moderno e tanto altro, il tutto a velocità elevata e con una scrittura volutamente grezza e molto spontanea.
Molto di quanto si sperimentava nell’Ep Altafedeltàpaura (2010) lo ritroviamo qui sotto forme diverse, soprattutto la maggior esposizione del synth; un po’ meno trash rispetto al clamoroso esordio Senza Titolo del Fregarsene, e lo sballo è ora solo uno degli obiettivi della band – una minoranza dei fans l’anno scorso storceva il naso per un presunto calo del ritmo… – malgrado è solo questione di sfumature perché il synth è impazzito e le chitarre pesanti ad esempio in ‘Di Testa’, o in ‘Bello’, e in più troviamo alcune cose vagamente più articolate e pop, come la morbida ‘Loretta’ o l’originale p-funk ‘Pul¬san¬toni’ – tra le cose più interessanti del disco – e l’esilarante ‘Disco Tropical’, che un po’ ricorda i brani meno impegnati di Club Dogo o Sud Sound System. Il singolo scelto dalla band per promuovere Musica Rovinata è ‘Fare Casino’, accompagnata da un videoclip in cui metaforicamente prendono possesso definitivo di Milano, di notte, con un colpo di mano che rende la città più bella e colorata. La conclusione del disco è riservata ad ‘Il Fatto dei CD Incantati’, geniale pastiche musicale interamente lavorato al missaggio, che già avevamo conosciuto nell’EP del 2010.
I Fratelli Calafuria sembrano aver trovato un proprio assetto, dal quale probabilmente non si muoveranno granchè in futuro; questo lavoro forse non porterà nell’indie rock italiano elementi di rottura paragonabili a quelli del loro esordio, ma è in ogni caso un disco liberatorio, anomalo nel panorama nazionale, grazie alla spregiudicatezza, all’istinto, e perché no ai volumi. Chissà: se i Disco Drive avessero cantato anch’essi in lingua italiana, avrebbero magari potuto raggiungere un buon successo nazionale proprio come i Fratelli Calafuria ora… che presentano questo lavoro con queste parole, che riportiamo perché almeno spiegano quali erano le loro intenzioni: “Musica Rovinata all’inizio voleva essere del pop fatto sbagliato, con gli avanzi e le cose che non si dovrebbero usare per farlo, guardato da un’angolazione da dove non si dovrebbe guardare. Allora ci siamo appassionati alle cose sbagliate e brutte, le inquadrature sbagliate, i cd incantati, i dischi rotti, le chitarre rotte e i denti rotti. Abbiamo fatto un bel po’ d’esercizio e poi abbiamo scritto le canzoni, che alla fine non sono mica venute fuori come ci aspettavamo. Poi ci si è ritorto tutto contro e abbiamo iniziato a guardare i dettagli come maniaci, a sistemare e pasticciare di qua e di là una cosa che era già perfetta e quindi l’abbiamo rovinata per davvero”.
Ospti del disco sono Giulio Ragno Favero (ex Teatro Degli Orrori, batteria in ‘Di Testa’, ‘Musica Rovinata’ e ‘Pulsantoni’), Dargen D’Amico (‘Disco Tropical’) e Moreno Ussi (dei La Crisi, batteria).
Autore: Fausto Turi