La coppia più bella del mondo è ritornata ad attentare alle nostre sinapsi sempre più atrofizzate e non sono Tuc & Patti, nè Wess & Dori e neanche i White Stripes: parliamo di Bruno Dorella e Stefania Pedretti.
Bruno Dorella è uno dei Bachi Da Pietra, fu il fondatore dei Wolfango, ha suonato con Ronin, Bugo ed è il boss di Bar La Muerte, etichetta che insieme a Wallace Records e Snowdonia ha meglio rappresentato nella musica indipendente italiana il concetto di estremo.
Stefania Pedretti è la voce di oVo, Allun e compagna di vita di Bruno oltre che fautrice di tanti progetti al limite tra la performance e la sociologia.
Il concetto di estremo in musica di cui si parla qui non ha a che fare però con l’estremismo musicale codificato che generalmente si ascolta; di quello c’è ne è a bizzeffe ed ai nostri proprio non interessa; è il riprendere certi elementi (per trasformarli in qualcosa d’altro che ha più a che fare con la libertà d’espressione, l’anarchia dell’arte, le pieghe psichiche più nascoste, i tabù della società e della morale, la provocazione ed il gioco) il loro gioco.
Questo in sintesi il concetto sotteso dietro questo tipo di lavori che se inizialmente fa pensare a certi esperimenti freak basati sull’improvvisazione poi si capisce che non è così, poichè questa follia è pensata, è strutturata ed anche nei progetti precedenti è sempre stato così (basti pensare ai Bachi da Pietra e ai Wolfango, se vogliamo anche abbastanza canonici e digeriti).
Cor Cordium ha a che fare con il cuore ed inevitabilmente con il sangue. La voce di Stefania contempla le tonalità più oscure e roche, un grindcore a mano libera, un’avanguardia no-wave per diseredati, una sorta di stregoneria ultimamente intravista anche in certe frange più sperimentali dello sludge (Jucifer?), una compagna di merenda per certo scorticatissimo noise giapponese.
Se in Nosferatu si assiste ad un campionario di quanto sopra descritto, dopo è l’inquietante filastrocca psicotica Marie (sorta di quella Augustine dei Wolfango giocata su sentimenti opposti) a farci capire quanto gli oVo giochino con il nero.
Strutture math noise rugginose, traballanti, improbabili si avvicendano furiose in Penumbra Y Caos, lambendo le lande del drone doom, esplodendo sludgeose in Orcus, restando sospese in minaccioso arpeggio in Smelling Death Around, traccia in cui si va da giocosi vocalizzi ad un growling/screaming cupo e bestiale.
Tracce di esoterico paganesimo post-modernista e post-rock se vogliamo, ma anche scabre rappresentazioni di ambienti mortiferi e malsani come in Catacombecatombe pronti a trasformarsi in un cartoon paperinesco in La Bestia, esempio di satanismo ludico o in un ambient tribale come le conclusive The Owls Are Not The Look Like e In Ogni Caso Nessun Rimorso, titolo che voglio utilizzare come mia affermazione se qualcuno, amante di noise, doom e sludge metal decidesse di acquistare questo disco e poi ne resterebbe deluso. E che lo stesso monito valga anche per i cultori delle avanguardie e della sperimentazione.
Invece lo consiglio senza tema ai curiosi, ai marginali, ai disbanded tutti, agli studiosi di estetica, filosofia e antropologia correlate alla musica e soprattutto ai fans di Pelù e Negrita (magari questi ultimi approfittino della prestigiosa edizione limitata in vinile, sempre su Supernatural Cat, la label di Ufommamut, Morkobot e Lento: dovrebbe essere una tentazione irresistibile per loro).
Autore: A. Giulio Magliulo