La Cinicodisincanto sembra proprio cavalcare un trend positivo, segnando un altro bel goal con Ai caduti in bicicletta, LP degli Ultimavera. Un album fresco, intelligente e ben curato sotto molti aspetti, dalla bella copertina fotografica di Marco Corsetti, alla voce di Diego Nota, dalle percussioni di Antonio Valente al basso di Valerio Raso e alla sei corde di Pasquale Mollo.
Compresso, personale, ironico, originale sin nei minimi dettagli. L’andazzo positivo si prefigura sin dall’open track, Carnevale Nefasto, che scivola giù con piacere, come una bibita ghiacciata, e da Via Roma, decisamente più lenta, ma allo stesso modo piacevole. Sognante e onirica, arriva Din! Don!, quarto brano dell’album, che trascina l’ascoltatore in una dimensione opaca e sfocata, fatta di un tappeto di basse frequenze sotto un’amaca di barocche rifiniture elettriche e cantilenanti spaccati vocali.
Avviluppati nel “monologo antico” di Atoni D’Ego, l’album scorre tranquillamente, con belle atmosfere e interessanti aperture in overdrive, donando al tutto una forma vagamente pop-rock che, anche se potrebbe far storcere il naso a molti, non sembra starci poi così male. Tecnicamente simmetrica all’open track, l’album si chiude con L’espansionismo dei pidocchi prima e E la rugiada divenne un pianto, essenziale nella composizione e nei testi da filastrocca. Spettacolare invece la ghost track che parte subito dopo l’undicesima traccia, in un limbo che per molti aspetti assomiglia allo stato di sospensione tipico di Stanze dei Massimo Volume.
Autore: A. Alfredo Capuano