Nella loro sonnolenta Milwaukee, nel Wisconsin, la città di Fonzie e Happy Days, i Jaill hanno iniziato quache anno fa con la piccolissima etichetta Burger records, sulla bocca di molti perchè sta contribuendo a lanciare a livello internazionale il revival delle musicassette; e avendo i Jaill messo a segno un esordio su nastro di cui si favoleggia e che dovremo in qualche modo procurarci prima o poi, la californiana SubPop fiuta il talento e pubblica questo nuovo album su CD, che ha suscitato pareri però discordanti e che la Burger poi ha stampato su nastro in 250 copie e vende online a 6 dollari.
I Jaill sono un quartetto di trentenni maschi, bianchi, americani, e suonano indie rock frizzante, leggermente lo-fi – sono generalmente assimilati ai trendissimi Wavves, The Drums, Morning Benders, Dum Dum Girls e The Pains of Being Pure at Heart … – ma sembrano molto spontanei, agganciati sicuramente ad un trend musicale trainante in questi anni, ma solo incidentalmente, assolutamente senza calcolo.
Molto vigore e divertimento nei loro brani, per un disco che fa compagnia e mette buon umore spingendosi in alcuni episodi alle porte del punk rock o del power pop, ma il punto di forza dei Jaill ci sembra invece l’armonia e le costruzioni pop, che li fanno somigliare agli Shins degli esordi – ascoltando ‘On the Beat’ e ‘Everyone’s Hip’ – dei quali i Jaill possono ripercorrere la strada. Tuttavia, come si accennava, molti hanno scritto di un album medio, senza grande appeal, non in linea con le produzioni dei colleghi d’etichetta della SubPop.
Diciamo invece che That’s how we Burn è un buon disco, con un singolo intitolato ‘The Stroller’ che che gira bene e vari brani urgenti e deliziosi come ‘Demon’, e paga magari agli occhi di molti il suo proporre un indie rock tradizionale, semplice, di cui molti saranno stufi ma che funziona bene e svaga, cosa di cui abbiamo tutti bisogno, ogni tanto.
Jaill – The Stroller from Sub Pop Records on Vimeo.
Autore: Fausto Turi