Dopo antologie, ristampe e apprezzamenti postumi, prosegue l’opera di celebrazione del genio artistico di Arthur Russell, producer, cantante e violoncellista che visse – e allo stesso tempo incarnò – la grande stagione creativa della New York a cavallo tra anni Settanta ed Ottanta.
Questa volta gli onori del caso sono tributati da otto musicisti, tra i quali il chitarrista Steven Hall, che all’epoca ebbero occasione di suonare al fianco di Russell e che adesso reinterpretano dodici pezzi più o meno famosi estratti dal repertorio del compositore americano stroncato dall’AIDS nel 1992.
La resa degli Arthur’s Landing è purtroppo deludente, poichè la band osa poco o nulla, appiattendo gli originali in riletture fin troppo compassate, impostate diligentemente su un jazz di maniera avvolto in vaporosità soul e appena levigato da tenui movimenti funk.
Tanto per darvi un’idea, ecco come “Love dancing“, tra l’altro uno degli episodi migliori dell’intera scaletta, riduce l’hit “Is it all over my face” che Arthur Russell produsse con Steve D’Aquisto nel 1980 sotto la sigla Loose Joints: là voci stranite vagavano tra percussioni tribali e ipnotici grooves disco-funk officiando un interminabile balletto metropolitano, qua abbiamo un canto mellifluo imbellettato in candidi abiti lounge-jazz.
Un omaggio senza dubbio sincero, questo degli Arthur’s Landing, ma così privo di pathos da risultare fondamentalmente inutile.
Arthur’s Landing- Love Dancing (Is It All Over My Face) by Strut
Autore: Guido Gambacorta