David Bowie, Lou Reed, il glam, Robert Palmer, il genio di Mike Oldfield, il pop-dark dei Cure, fino ai più recenti Eels: si possono sprecare i riferimenti per questo capolavoro assoluto del pop rock.
Edwyn Collins (ricordate gli Orange Juice?) confeziona con il suo settimo album, Losing Sleep un lavoro perfetto, studiatissimo, denso zeppo di riferimenti ai suoi idoli di genere eppure così fresco, così musicalmente nuovo, da sembrare scritto direttamente negli anni ’70, benché le tecnologie usate nel missaggio e negli arrangiamenti siano quelle di oggi e si sente.
Lo scorrere dei brani ci regala un piacere dopo l’altro: gustatevi l’inizio scoppiettante di Losing Sleep, il rock martellante ma melodico di Bored, la strofa alla Elvis e la malinconia alla Robert Smith del ritornello e dell’eco di chitarra di In Your Eyes, la freschezza di Come Tomorrow, Come Today, la modulazione sensuale di voce e musica molto glam rock di I Still Believe in You, l’intro eighties e la struttura molto bowiana di Over the Hill, la chitarra knopfleriana di It Dawns on Me, la immancabile ballata soft All My Days, e la chiusura affidata all’acustica stile ultimi Eels di Searching for the Truth, e in generale gli assoli semplici ma suadenti, la chitarra mai rumorosa ma sempre incisiva, una base ritmica non invasiva ma sempre precisa e dinamica, una melodia a tratti geniale, ma comunque sempre viva, forte, intensa, e non banale.
Sembra quasi che il cantautore scozzese abbia voluto mettere insieme un LP di tributi a tanti emblemi del rock anni ’70 e ’80: e questo suo grande pregio rischia di essere anche il suo unico difetto, nella misura in cui non troverete certo niente di particolarmente originale o meno ancora di sperimentale in questa scaletta così attentamente confezionata.
E’ come ascoltare un grande indifferenziato juke box di rock pop dei decenni passati: chiamatela pure operazione remake, ma il sapore che lascia è splendido, anche se, come è giusto che sia date le reminiscenze chiamate in causa, venato di tanta malinconia.
Autore: Francesco Postiglione