Dino Fumaretto scrive le canzoni, Elia Billoni le canta. Se Dino Fumaretto esista realmente, non si sa e non interessa molto. Dino Fumaretto avrebbe nominato Elia Billoni suo unico e fedele interprete, poi è sparito ed è tutt’ora irreperibile.
Dotato di talento, e molto bravo al pianoforte, il musicista decide di proporre le sue 15 canzoni qui contenute praticamente senza arrangiamenti, dunque soltanto con voce e piano, salvo qualche sporadica guarnizione di fiati.
Considerato da più parti come cantautore nonsense, in realtà Fumaretto sviluppa, nelle canzoni, un preciso e amaro punto di vista sulla vita, e la bellezza e l’espressività delle composizioni al piano, che talvolta ci ricordano gli accompagnamenti del cinema muto degli anni 20 del Novecento, rappresenta soltanto metà del lavoro autorale, malgrado bisogna dire che in alcuni episodi i testi sembrino poco meditati, e scritti sbrigativamente.
Ciò non toglie che la proposta del cantautore mantovano sia piuttosto originale e coraggiosa.
Fumaretto è un esistenzialista, e i temi prevalenti che affronta sono una amara condanna indiretta del meccanicismo della società moderna, dell’imperativo produttivo e del mito dell’efficienza, filtrata attraverso uno sguardo sostanzialmente pessimista (anche e soprattutto in ‘Always Look on the Bright Side of Life’, solo apparentemente incoraggiante) e anche sottilmente diffidente verso il prossimo. Il senso dell’umorismo di Fumaretto (‘Mostra’) non sfocia mai nella macchietta, e in questo senso Bugo, Dente e Rino Gaetano, cui spesso viene artisticamente accostato, sono invece riferimenti abbastanza relativi, e piuttosto come termine di paragone tireremmo in ballo – ad esempio ne ‘L’Incompreso’, che trovate sul myspace, e sull’EP di un anno fa – il troppo spesso dimenticato Faust’o, cantautore friulano che soprattuto tra fine anni 70 ed inizio 80 tentò con l’anticonformismo e la provocazione spinta, di scardinare la canzonetta italiana ed il perbenismo asfissiante.
‘Ti Ricordi il mio Dolore?’ è probabilmente il manifesto della poetica di Dino Fumaretto, il brano che più ci ha colpito, per la grazia e la schiettezza, mentre notiamo che l’autore propone una musica da tutti i punti di vista profondamente italiana, avulsa da qualunque facile modello straniero.
In ‘Altri Sogni Neri’ emergono elementi psicanalitici, il sogno, in particolare, come esperienza ricorrente e tutta da interpretare, o come fuga dalla realtà, ed anche in ‘Sogno d’Appendice’ accade lo stesso, con immagini cruente che emergono a sorpresa solo qui, in questi brani inconsci.
Non siamo tra quelli che consigliano a Fumaretto di provare a tutti i costi arrangiamenti per più strumenti, tuttavia cercare altri artisti ugualmente bizzarri coi quali collaborare potrebbe giovare alla sua musica.
Autore: Fausto Turi