Inizia pacato, un buon arpeggio su tappeto di basso coerente e battiti incastonati, questo “Studiando il modello terrestro”. Primo impatto offerto da Aprile, tinte fosche a smalto, naturalmente nero, che dona e dona parecchio.
Davvero interessante il giro di basso che segue, senza lasciare neanche un secondo per prendere fiato, il resto dei suoni.
Degna di nota Il modello terrestre, quinto brano dell’album, che unisce un testo ben strutturato ad un’ottima esecuzione dello stesso, situazione in cui la voce di Maurizio Triunfo riesce ad esprimersi al meglio, elevandosi di una spanna rispetto alle altre tracce.
Davvero bella e sognante Lembi di pelle, quasi instrumental: i suoni sono perfettamente omogenei, sospinti lievemente da una chitarra crunch che supporta in maniera precisa e costante l’ottima scelta degli effetti al synth di Mario Barbarulo.
Un buon mix tra rock (abbastanza) contemporaneo di provenienza tipicamente italiana, una personalissima reinterpretazione dei generi non dimenticando di strizzare un paio di volte l’occhio alla grande scuola by Marlene Kuntz & Afterhours.
Paradossalmente però, le sonorità dell’intero album non si allontanano eccessivamente tra loro di brano in brano, riuscendo altresì a condensarsi in un sound che ha molto (ma non tutto) di originale.
Il risultato ha di buono la grande componente di suoni creati da zero senza alcuno spunto evidente ma, purtroppo, d’altro canto il discorso complessivo usa spesso le stesse parole, ripiegandosi a volte su sé stesso ricreando un’atmosfera che, seppur definita, sostiene principalmente gli stessi argomenti utilizzando le stesse, metodiche, figure retoriche.
Nonostante ciò, c’è da dire, Studiando il modello terrestre resta un buon album, tipico delle prime uscite, che riesce ad esprimere le intenzioni e le capacità della band ma che ha necessariamente bisogno della classica (e naturale) levigata dovuta all’esperienza.
Autore: A. Alfredo Capuano