Due mesi dopo il tour d’addio degli Stems, Dom Mariani è tornato a colpire. Con il suo secondo album da solista dopo “Homespun, Blues & Green” del 2004: “Rewind & Play”.
Un titolo che svela il contenuto sonoro del disco: 13 gemme del songwriting del “power pop maestro” australiano rilette in chiave semi-acustica.
“Per porre l’accento sulle canzoni, non sul sound”, ammette Dom. Accompagnato da un pugno di amici musicisti (Pascal Bartolone, Nunzio Mondia, Howard Shawcross, Stuart Loasby, tra gli altri), Dom Mariani si è rituffato nel suo passato, riaprendo un songbook ricchissimo di belle canzoni per dar loro una nuova veste.
Ed è un piacere tutto particolare ascoltare i “nuovi” brani di Stems, DM3, Someloves o del suo precedente album solo in questa forma leggera, intima/intimistica, delicata come una bolla di sapone.
E’ quasi come se Dom fosse seduto in un angolino nella tua stanza, con una chitarra acustica e un ampli e ti volesse fare ascoltare i suoi brani trasportarti in una dimensione magica, fuori dal tempo. Sensazione bella e strana al contempo, dicevamo. Perchè è strano ascoltare trascinanti episodi power pop come “Melt” (Someloves), “Everything That You Told Me”, “Second Floor” (DM3) o “At First Sight” trasformati in delicati bozzetti intimistici.
“E’ un nuovo tipo di approccio, qualcosa che avrei dovuto sperimentare molto tempo fa”, dice Dom. Mostrandoci un nuovo lato della sua sfaccettata personalità artistica.
E anche se abbiamo ancora bisogno della gioia che ci regala ogni suo brano da “tre-minuti-tre” di perfetto rock’n’roll, questo disco atipico non sarà riposto dopo i primi ascolti. Anzi, ne sono certo, svelerà la sua magia poco a poco, conquistando i fan incalliti come coloro che si accostano per la prima volta al genio di Dom Mariani.
Autore: Roberto Calabrò