Lo ammetto: da sempre subisco la fascinazione dei duetti. Sarà perché non se ne sentono molti in giro, sarà perché trovare la giusta armonia tra due voci non è cosa semplice, fatto sta che ho sempre avvertito l’assenza di begli ensemble vocali nella moderna musica indie.
Detto questo, quando sento, all’interno di una stessa canzone, una voce maschile che a tratti ricorda quella di Lou Reed e una femminile che fa pensare a Carla Bruni (checché se ne dica, a me piace!), non posso non rimanerne più che colpita.
Questo è uno dei tanti motivi per cui mi sento di promuovere i Feldmann, band catanese dal nome teutonico, a pieni voti.
Attivi già da diversi anni e piuttosto noti nel panorama della musica alternativa, i Feldmann hanno fatto di questo loro secondo disco un gioiellino di indie con reminescenze anni Sessanta e Settanta.
In realtà, la band è composta da soltanto due persone, Massimo Ferrarotto e Tazio Iacobacci, che fanno da fulcro e nucleo creativo, attorno cui gravitano diversi collaboratori, che hanno contribuito a creare la meraviglia che è “Imaginary Bridge”.
Melodie delicate e leggere, ma allo stesso tempo molto ricercate e particolari, che fanno da piedistallo a liriche sognanti, modulate alla perfezione dalle voci di Ferrarotto e di Marta Collica (già Micevice/Sepiatone).
Pezzi come “In the water” e “Share your time”, riportano alla mente colori e suoni degli anni Sessanta, quei salottini minimal e un po’ bui dove si esibivano le band dell’epoca. Stessa atmosfera anche per “Hour of need”, in cui sembra di sentire e vedere un giovane Lou Reed, col dolcevita nero e gli occhi bistrati di nero.
Non c’è null’altro da aggiungere a questo disco, se non il suggerimento di ascoltarlo da cima a fondo.
Come closer
Feldmann | MySpace Music Videos
Autore: Veronica S. Valli