Diciamocelo: solo una mente come quella di Gianni Simioli avrebbe potuto partorire un album come “Cafè do friariell”. Prima di parlare del titolo (che in effetti parla da solo) e del disco, è bene spendere qualche parola su Gianni.
Molti lo conoscono come attore comico e conduttore della fortunata trasmissione made-in-Naples “Telegaribaldi” ma in realtà Gianni è anche un grande appassionato ed intenditore di musica. Per questo motivo, ispirandosi alle compilation stile Cafè del Mar, interpretate però in chiave napoletana, ha fatto una raccolta dei brani classici e moderni che secondo lui meglio caratterizzano Napoli.
L’album appare come una rilettura in chiave addirittura internazionale delle canzoni più classiche, con paralleli con brani di gruppi come i Velvet Underground o con la scena punk, tutto ampiamente documentato, in toni esilaranti, nel booklet del disco. In effetti, il concept di “Cafè do friariell” parte proprio da una canzone straniera, ossia “I will survive” di Gloria Gaynor. La storica canzone disco ha colpito la fantasia di Simioli, che ne ha trasposto il messaggio nel motto dell’album, che diventa “vivere e sopravvivere con le canzoni napoletane”.
Si parte con la classica “Maruzzella”, passando poi per “Core Niro” interpretata da Peppe Barra, affiancate da hit neomelodiche come “Chille va pazzo pe’tte”, che ha fatto cantare tutti i parlanti dialetto napoletano negli anni Novanta. Non poteva mancare “Scalinatella”, eseguita magistralmente da due grandi come Enzo Gragnaniello e James Senese, seguita a ruota dalla dissacrante “E strunz vann annanz” dei Senza legge.
Come non citare “Call me”dei Blondie rifatta da Gennaro Cosmo Parlato, per non parlare della presenza di Pietra Montecorvino, indimenticata star del film di Arbore “FFSS- cioè…che mi hai portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene” (chi non l’ha visto corra a vederlo).
Tutto questo e tanto altro ancora, compresa una malus track, anziché bonus, dello stesso Simioli, dall’inequivocabile titolo “Napoli è un inferno abitato da Canzoni”.
Autore: Veronica S. Valli