I Black Keys sfornano album come panini al burro. I Black Keys mangiano le loro chitarre. I Black Keys forse avrebbero bisogno di una pausa. E’ così che a malincuore, dovrò mettere a tacere la voce che “I Black Keys fanno bei dischi ma dal vivo sono noiosi”(per non dire altro).
Dovrei correggere tali dicerie in “Quando ascolti l’ultimo album dei Black Keys la concentrazione non serve, fai qualcos’altro”. Ecco, purtroppo l’ultimo lavoro “Brothers” precipita così come inizia.
L’album si apre con “Every lasting Night”, brano che gioca interamente su un’unica e monotona chiave di ritmo che non cambia mai e martella a più non posso, se pur ancora risultando piacevole.
“Next Girl” è più ricercata, ma ancora nonostante il lavoro aggiuntivo dell’organo.
“Howlin For You” risuona come un vecchio pezzo old blues che sembra ispirarsi alla colonna sonora di Animal House, vecchio film degli anni 70.
Dopo questo pezzo, l’album cade in picchiata dritta, affondando le proprie radici nel cemento e non riuscendo più a riemergere dalle fondamenta.
Così volano via alcuni brani che nonostante tutto il potenziale, rimangono irrimediabilmente banali e mono ritmatici, risultando noiosi; quasi viene voglia di premere il tasto skip per passare avanti, sperando in qualcosa di migliore. Nel finale “Unknown Brother” potrebbe allietarvi una serata piovosa se la accompagnate con una birra e una sigaretta, ma tutto sommato questo brano non basta a tamponare le grosse lacune di un album che poteva essere l’ennesimo disco piacevole per un duo di musicisti che sembra non fermarsi un attimo.
Mi scuso con gli amanti del genere e spero che i Black Keys sapranno dimostrarsi un’altra band quando nel contesto di Hyde Park apriranno i Kings Of Leon. Forse lì, spero, sarà tutta un’altra storia.
Autore: Melissa Velotti