La ragione per cui questo gruppo australiano sta facendo sognare gli appassionati di garage psichedelico, è presto detta: in tempi in cui la musica moderna ispirata a quella degli anni 60 viene troppo facilmente bollata con termini riduttivi, se non dispregiativi, quali revival e retro rock, i Dolly Rocker Movement sembrano capaci di creare una versione realmente aggiornata del garage anni 60.
Per la verità, aggirando queste speculazioni piuttosto inutili per i veri appassionati di psichedelia sixties, va detto che il gruppo prende il meglio – a cominciare dallo stile della splendida immagine di copertina… – del mersey beat britannico, e della psichedelia elettroacustica californiana, con scintillanti suoni retrofuturistici certo, ma aggiungendo – ed è ciò che in definitiva più conta – una buona dote di scrittura musicale. Rigogliose fioriture psichedeliche di cento colori e mille tonalità, vengono alla luce col supporto di quello strumento miracoloso che è il piano farfisa, presente in ogni brano, laddove le ombre di Arthur Lee (la splendida ‘Coffin Love’), Sky Saxon (‘My Heavenly Way’) e Jim Morrison (soprattutto in ‘A Sound for Two’) soprattutto aleggiano sullo stile vocale di Daniel Poulter, che è anche chitarrista, ed è affiancato dai compagni Ricky Drabsch (basso), Martin Walters (farfisa) e Christopher Rudge (batteria).
Il gruppo, formatosi nel 2002, giunge oggi al terzo disco, e citiamone la discografia precedente, per ora inedita in Italia: Electric Sunshine (2006), A Purple Journey Through the Mod Machine (2006), A Sound for Two Ep (2009).
Autore: Fausto Turi