Il quartetto rock’n’roll italiano, tra le glorie nazionali del genere, incide in Svezia, per la Go Down rec., questo suo terzo album, contenente 13 brani al solito in lingua inglese, prodotti con grande sapienza da Chips Kiesbye (già produttore di Hellacopters e Millencolin), e ci mette dentro tutto il calore, la passione e il divertimento necessario per fare rock’n’roll, in una forma estetica classica e ampiamente rodata dagli eroi del genere, e scandinavi in particolare, che negli anni 70-80 ha trovato una codificazione precisa, ma che ovviamente affonda le proprie radici in un passato anche più remoto. L’impatto chitarristico ruvido, i giubbotti di pelle, i riff e gli assoli, le bandane in fronte e la provocatorietà sleaze, sono piuttosto efficacemente arricchiti dai suoni hammond, da violino e in una occasione dal sassofono, laddove diventa troppo riduttivo inquadrare gli Small Jackets come del tutto appiattiti sul modello Ac/Dc; soprattutto con questo nuovo album, emergono infatti interessanti e ben costruiti percorsi hard rock anni 70, diremmo sul genere, per chi conosce, Deep Purple, Whitesnake, Dio, e massicce influenze blues e soprattutto funk che riprendono certi discorsi dei vecchi e ormai disciolti Glucifer, Flaming Sideburns e Hellacopters. Elementi da incoraggiare assolutamente: si ascolti ad esempio ‘Let me be your Man’, o la cover degli Zeppelin americani, ossia i monumentali Grand Funk Railroad, intitolata ‘Are you Ready’, o addirittura l’esperimento country ‘Lovely Man’. Inevitabile qualche fase troppo prevedibile, come taluni riff che ricordano ‘Dirty Deeds’ o ‘Girls got Rhythm’ di Angus Young (succede in ‘’We are Boozers’ e in ‘Long Way Home’…) ma il disco mantiene la rotta e va in porto con onore, giocandosela alla pari con ogni altra band straniera del genere. Ospite il cantante americano Walter Lafty dei Silvertide in ‘We got a Problem’, coautore del brano. Impeccabile hard rock e street rock’n’roll, viscerale e soprattutto divertente, che esalta.
Autore: Fausto Turi