Capitanato da Dirk Homuth, questo quartetto tedesco registra a Berlino, ma per una piccola etichetta americana di Minneapolis, un disco contenente 13 canzoni indie pop elettroacustiche cantate in inglese, nelle quali si notano immediatamente le buone doti di composizione e arrangiamento, di cui è dotato proprio Dirk Homuth, che per i testi dei brani si appoggia all’americano Charlie Mason. E se è vero che il saper scrivere canzoni pop cristalline capaci di durare nel tempo è un dono, beh, questa band ce l’ha eccome, e senza scomodare a tutti i costi paragoni ingombranti, come quelli con Elliot Smith, Conor Oberst (Bright Eyes) e Paul McCartney – col quale, soprattutto, le affinità non si fermano alla sola scrittura, ma riguardano persino la voce e lo stile al pianoforte – non ci proveremo a cercare a tutti i costi punti deboli in un disco molto piacevole, che sembra attualizzare la musica dei Beatles alla versione 2.0, evidenziandone, seppure con suoni moderni, gli aspetti più pop e orecchiabili, e ripulendola da ogni bizzarria, in cui pure il gruppo di Liverpool si dimostrava geniale. Il trittico ‘The World is full of Supermen’, ‘Will you still Be There’ ed ‘Empty Heart’ è la cima, nel mezzo dell’album, laddove di pari livello erano state i quattro brani in apertura, specialmente ‘Love Condensed’, che è il singolo estratto per cui hanno realizzato il loro primo videoclip, ed ‘Everyone Deserves to Love’, che in effetti, con un suono semiacustico teso e solenne, riprende lo stile dei Radiohead moderni.
In conclusione, ‘The Plural of Yes’, canzone che dà il nome all’album, brano cameristico breve ma ambizioso, con strumenti ad arco soffici ed eleganti.
In definitiva, si rinnova con gli Almost Charlie l’inspiegabile magia cui la buona musica pop c’ha abituato; gruppo europeo che merita attenzione, da parte degli amanti di questo genere.
Autore: Fausto Turi