Dopo 6 anni dall’uscita di Faking the book, i Lali Puna tornano con un nuovo album, Our invention (Morr Music, 2010).
Sembra di essere ritornati alle sonorità degli inizi, di Scary World Theory o ancora di Tridecorder, primo album del 1999.
Le melodie malinconiche, le voci sussurrate, le atmosfere sognanti e le infiltrazioni elettroniche, contribuiscono a creare il tipico mood “lali puna”.
Con Our invention ci allontaniamo, per fortuna, dalle tendenze pop new wave sfiorate nell’album precedente, per riabbracciare lo stile elettro indie del gruppo nel suo significato più puro. Ma procediamo con ordine.
Il richiamo al passato è subito chiaro in Rest your head, brano di apertura, che sembra una reinterpretazione di Scary world theory.
Remember? è carico di elementi elettronici e un basso incalzante. I toni sono sempre molto malinconici e a tratti cupi. Questo brano ricorda qualche pezzo dei Notwist, d’altronde non dimentichiamo che Markus Acher è uno di loro.
Everithing is always è il secondo ma il brano più interessante dell’album. La voce di Valerie Trebeljahr, accarezza i pensieri accompagnata da una metrica più serrata che quasi mette allegria. Attenzione, il leit motive del pezzo può restare per giorni in testa e sarà difficile separarsene! Sembra una ninnananna la title track, piena zeppa di glitch, organo, xilofoni e archi.
In Move on e Safe tomorrow accenni funk e trip-hop arricchiscono le melodie dall’elevata componente emotiva.
Futur tense, strumentale, riprende e continua il tema di Everithing is always.
Hostile to me ha uno schema melodico piu compesso e These day è nostalgicamente allegra, quasi pop.
In chiusura c’è Out There in coppia con Yukihiro Takahashi ex batterista e voce dei Yellow Magic Orchestra: una bella conclusione.
A questo punto è necessaria una riflessione, nonostante la mia personale passione per questo genere, per la sua semplicità metrica e la leggerezza che permette un ascolto facile e spensierato: l’indietronica e i lavori dei Lali Puna come di tanti altri sembrano essere o voler essere sempre uguali a se stessi. Forse è proprio questa una delle caratteristiche del filone e di un’etichetta, la Morr, che lavora su collaborazioni strette e intrecciate tra band, che si influenzano a vicenda e finiscono per fondersi le une dentro le altre. Ma mentre nel ’99 le suggestioni dei Lali Puna erano nuove e affascinanti, oggi brani molto belli come quelli che ascoltiamo in questo album rischiano di essere sottovalutati non per una questione estetica ma per la loro autoreferenzialità.
Autore: Sara Ferraiolo