Sestetto composto da Raffele Köhler (tromba e flicorno), Domenico Mamone (sax baritono), Luciano Macchia (trombone e bombardino), Alessandro Sicari (chitarra), Marco Xeres (basso elettrico) e Paolo Xeres (batteria e percussioni), i milanesi Ottavo Richter mettono in mostra sia la classe di chi si trova a proprio agio sui palchi di auditorium e jazz-clubs, sia l’energia tipica della band di strada.
“Clinking glasses”, loro secondo disco co-prodotto insieme a Regia (www.myspace.com/produzioniregia), è un bel concentrato di grooves mediterranei, sinuosità lounge, rimembranze gillespiane ed afrori caraibici, con il funk scoppiettante di “Maybe funk” e le rotondità bossanova di “The crossing of the wildebees” deputati ad aprire le danze. Seguono gli sguardi sornioni di “Padu”, l’hard-bop di “Wosamama” – impreziosito da un gran lavoro di basso/batteria – ed il blues soffuso di “Chez”, pezzo quest’ultimo che ha il solo difetto di abbassare un po’ troppo la temperatura complessiva, collocato com’è proprio al centro della scaletta. Ma a riaccendere subito gli entusiasmi ci pensano “Estrella movida”, “Strange swing” e “Agua de beber”, una valida rienterpretazione del classico di Jobim e De Moraes che vede Sicari vestire per l’occasione i panni del vocalist. Volata finale in compagnia del girotondo di “Ricordi di un musicista triste” e di una memorabile “Bossangero” in formato tex-mex.
Su disco gli Ottavo Richter convincono pienamente, e mi è giunta notizia che dal vivo sono pure meglio! Non stento a crederci.
Autore: Guido Gambacorta