“Odd Blood” così intitolato l’album della giovane band proveniente da NYC Yeasayer, potrebbe ricordare ai molti appassionati, una serie di video giochi prodotti nel 1994 intitolata “Oddworld”, la quale narra le vicende degli abitanti alieni di “Oddworld”, pianeta grande dieci volte la terra minacciato da una sadica società industriale.
Gli alieni e il sound fantascientifico possono essere interpretati come i fattori chiave di questo nuovo lavoro degli Yeasayer. L’album prodotto dalla Secretly Canadian, si apre con un intro, “The Children”, degno di tale definizione, che ci trasporta in una dimensione psichedelica che si collega perfettamente agli happening multicolore che caratterizzano gli show della band.
L’album prosegue seguendo un‘ottica psico-elettronica che attraversa varie fasi della sperimentazione di un nuovo ed originale sound. “Ambling”, traccia numero due, gioca in chiave ironica sul netto contrasto tra la voce ‘umana’ del cantante Anand Wilder e il ritmo frenetico del background musicale che riempirebbe qualsiasi dancefloor di sudore gratuito e balletti isterici. I falsetti in “Madder Red” ricordano indubbiamente “Winter Wonder Land” degli Animal Collective brano tratto dall’album “Strawberry Jam”, ma sia chiaro agli esperti: è proprio con questo brano che l’album prende una piega folk-elettronica che successivamente si dipana in due orizzonti culturali; quello scandinavo, richiamato nel brano “I Remember”, nel quale la voce di Wilder ricorda pienamente i dolci acuti di Jónsi Birgisson leader dei Sigur Ros, e quello esotico di “O.N.E”, dove tamburi tribali e sintetizzatori ricordano il tormentone estivo dei Friendly Fires “Kiss Of Life”.
L’album prosegue con un ritmo a volte lento a volte incalzante che esalta i suoni e contrasti e che permette di esperire diversi universi musicali. Così scivolano perfettamente “Love Me Girl”, ”Rome” e “Strange Reunions”, brani che non fanno altro che arricchire la vena spasmodica del ritmo dettato dalla band. Acuti nel finale con i due brani in chiusura, nettamente in contrasto l’uno con l’altro. In “Mondegreen” ritroviamo un rock psichedelico nel quale riecheggiano chitarra e fiati su uno sfondo fatto di suoni distorti che rimanda a vecchie perle dell’elettro indie come “Space and Woods “ dei Late Of The Pier. “Grizelda” ci conduce fuori dall’astronave aliena sulla quale siamo stati catapultati attraverso una rivisitazione del mix di sounds affrontati in questo viaggio spaziale. Ancora una volta i falsetti ci ricordano gli Animal Collective. L’astronave atterra e noi siamo sopravvissuti a questo splendido viaggio sperimentale.
Autore: Melissa Velotti