La biografia, redatta ed inviata da Sean Ogilvie e Micah Rabwin, non poteva che attrarre la curiosità e l’interesse di un produttore attento ed appassionato come Tucker Martin, che ha mixato Hold This Ghost , con una visione vicina a quella dei due musicisti .
Vivendo nella Bay Area in California, i due cantautori hanno sviluppato un’affinità con i videogiochi vintage, con i pianoforti giocattolo e con le stranezze ospitate dal Musée Mécanique del Fisherman’s Wharf di San Francisco.
La suggestione, procurata dal funzionamento delle macchine musicali per l’infanzia, è facilmente riscontrabile nella melodia di “Hold This Ghost”, creando un ibrido di tecnologia e umanità: naturalmente meccaniche, ma animate grazie ad un’artigianalità, che rivela i difetti e la personalità di ognuna.
A questo si aggiunge che il quartiere di Portland, che ospita il loro studio – fondamentale fonte di ispirazione dell’album – è costellato di sequoie, che disegnano, sul fiume Willamette, una sfumatura del paesaggio malinconico, che si riflette per tutto l’ascolto delle dieci tracce.
Le stesse rievocano canzoni di disarmante bellezza, emozioni uniche ed irripetibili, suscitate dai maestri passati (Nick Drake) e moderni ( Radiohead, ma sopratttutto Mercury Rev), esattamente riproposte per “Sleeeping in our clothes”, nebbiosa ed impalpabile, mentre “Like Home” avvolge grazie ad un suono solenne e vorticoso, infine “The Things That I Know” si produce in uno sforzo intimista a legittimare la dignità musicale, guadagnata dai Musée Mécanique.
Musée Mécanique – Like Home from Souterrain Transmissions on Vimeo.
Autore: g.ancora