Pur non potendosi differenziare granchè, in un genere inflazionato e tremendamente omologato come il punk moderno, i califoriani Riverboat Gamblers sono in ogni caso fulminanti, onesti ed impeccabili, e in appena 36’45”, questi 5 giovani teppistelli contrabbandano fino in Europa un album vigoroso, improntato tutto al divertimento; soprattutto, dunque, solare cali-punk – malgrado la copertina del disco traga in inganno facendo pensare più ad una metal band mitteleuropea… – con voci raddoppiate nei ritornelli e due chitarre sparate ad alta velocità, e con qualche rasoiata più cattiva, stile Clash, come l’entusiasmante ‘Pilgrim in an Unholy Land’. Malgrado non siano originali in nulla, gli amplificatori comunque li sfondano, con un rombo basso-batteria continuo – il basso, in particolare, pompato al massimo, come tipico del genere… – ma ciò che in fin dei conti salva, e dà valore ad ‘Underneath the Owl’ è il mantenersi sempre agganciato al rock’n’roll più spontaneo e decerebrato che ci sia, quello dei mai abbastanza celebrati New Bomb Turks, e questo li rende piuttosto autentici, e ce li rende simpatici. Nessun calo di resa nelle 11 canzoni del disco, e anche i brani meno veloci, come ‘The Tearjerker’, che grazie a Dio non sono mai ballate, funzionano bene. E poi ‘Sleepless’ sembra proprio una canzone dei Tre Allegri Ragazzi Morti…
Il punk è solo un genere musicale come un altro, ormai. Ed i bravi River Gamblers non hanno nulla da insegnare a varie band italiane di valore quali L’Invasione degli Omini Verdi o i Tre Allegri Ragazzi Morti, ma certo, per il fatto di essere americani, e californiani in particolare, si portano dietro un alone mitico, inevitabilmente suggestivo.
Autore: Fausto Turi