Anthony Gonzales, leader e compositore degli M83 ha solo 26 anni ma parla della gioventù perduta come di qualcosa accaduto molto tempo fa. “Amavo essere un teenager. Era il periodo in cui scoprivo la musica, ho incominciato a prendere droghe e fare feste con gli amici. Vorrei essere di nuovo un teenager”.
Forse questa nostalgia si spiega col fatto che Anthony ha già all’attivo quattro album, e per il quinto ha trovato produttori del calibro di Ken Thomas (Sigur Ros), e la possibilità di fare da supporto al tour dei Depeche Mode.
Di certo Saturdays=Youth è un album maturo, completo, emozionante, con una idea chiara in testa: riprodurre il pop elettronico raffinato e ricercato degli anni ’80 (“volevo che il disco suonasse realmente eighties”), dai Cocteau Twins a Mike Oldfield, passando per i più moderni Kate Bush e Sister of Mercy.
Tante le ispirazioni e i richiami, ma la resa è comunque moderna, il suono autenticamente nuovo, e fresco.
Dopo l’intro essenziale di piano di You,Appearing, l’album esplode subito col pezzo più bello, Kim and Jessie, autentico travolgente capolavoro, seguito dalla più intime Skin of the Night e Graveyard Girl, avvalendosi della voce suadente e soffusa di Morgan Kibby per splendidi duetti maschio-femmina, per tornare al ritmo tutto elettronico e strumentale di Couleurs, per aprirsi poi a esplicite citazioni rock in Up!. Fin qui una sorpresa dopo l’altra, un’emozione dopo l’altra: gli M83 sembrano poi però giocare a citare troppo se stessi nei quattro pezzi successivi, fino a chiudere con una purissima linea di organo in Midnight Souls still Remain, che sarebbe candidabile a colonna sonora alternativa di Twin Peaks, se non fosse decisamente troppo essenzialista.
Tutto il sound è davvero molto anni ’80 (“quest’album è pieno di influenze eighties”, ribadisce Anthony) riuscendo contemporaneamente non noioso, non già sentito, non imitativo.
Gli spettatori italiani dei Depeche hanno potuto apprezzare anche quanto queste canzoni diventino potenti e affascinanti nello stesso tempo nelle loro esibizioni dal vivo, come supporter di Dave Gahan e compagni. E anche se il palcoscenico di un megaconcerto di una band mondiale non è mai il luogo ideale per apprezzare una band minore e così sperimentale come gli M83, c’è da dire che chi c’era li avrà notati senz’altro, o per meglio dire che i ragazzi si sono fatti coraggiosamente notare come raramente accade alle supporter band poco famose.
E questo la dice lunga sul talento di questo gruppo che può avere ancora molte cose da dire all’elettro-pop dei giorni nostri, pur continuando a tenere un occhio puntato sugli ormai gloriosi anni ’80.
Autore: Francesco Postiglione