Freak Out gloriosamente li ha intervistati nel 2007 (http://www.freakout-online.com/primopiano.aspx?idprimopiano=62) …che colpo: – “Abbiamo respirato regolarmente e abbiamo spostato le nostre viscere. Abbiamo lasciato i cani e camion e madri e tempeste dettare i loro modelli… abbiamo ascoltato la parte interna/parte esterna… e abbiamo provato a suonare… quanto più vicino possibile. Abbiamo speso molto tempo sui tetti, gridanti, per assorbire il silenzio. Ci siamo levati in piedi nudi nel tuono per assorbire la luce”. – Jean Hervé Peron, bassista e un po’ Capitano/naufrago di una delle più grandi band underground di tutta quanta la storia della musica, è ancora ispirato.
Una band che non si è data limiti e che non ha limiti nella creatività, oggi abbassa il tiro e un po’ si converte alla forma canzone, anche se questo è già successo con il discusso “Faust IV”.
Quando la Virgin rifiutò “Faust V”, il segnale è stato chiaro: tutti a casa!
Macché. I Faust sono come una lucertola, gli tagli la coda e quella ricresce! Va detto che la band ha una storia a sé, epica come l’Iliade o l’Eneide, naturalmente imprescindibile dalla musica. Quest’affermazione nel 2009 può tanto essere accettabile così come il contrario, ma il collettivo, oggi trio, ancora viaggia e piuttosto bene, soprattutto quando evita le cazzate e decide di suonare, e nel momento in cui lo fa, suona sul serio, come pochi altri. Manca il suono di chitarra che avrebbe creato tempeste di sabbia del deserto ma bene o male Cambuzat se la cava anche con i suoi wah wah e “Kundalini Tremolos” un po’ ci riporta alla leggendaria “Krautrock” con quell’orco freak di Zappi alla batteria che martella più preciso di una drumbox. Tra dadaismo, allucinazioni wagneriane, noise, destrutturazione del suono, percussioni ossessionanti e qualche vaneggiamento fricchettone il disco convince a ogni ascolto sempre di più; i nove brani sono disposti bene a creare un’unica opera art-rock consapevolmente delirante, nonostante qualche tentativo (fallito) come in “Stimmen” di riprendere spunto dall’eroico “Faust Tapes”, impresa impossibile anche per loro, ma poi da “Petits sons Appétissants” e soprattutto con “Bonjour Gioacchino”, tutto rientra sui binari giusti e il viaggio riprende. Faust in tedesco vuol dire “pugno” e “C’est com…com…compliqué” è bello, come stare fermi a guardare una cascata.
Autore: Luigi Ferrara