Se premettiamo che quelle che leggerete sono parole spese per un gruppo emergente, di certo sarete lì ad immaginare dei ragazzini in un garage che si divertono con le loro chitarre elettriche. Una birra che fa da fedele compagna e regala qualche anno in più e un look finto trasandato che tanto li avvicina agli artisti dell’ultimo concerto visto.
Stavolta non è così. Stavolta parliamo di un gruppo milanese che si avvale di una voce prepotentemente affascinate e che agli assoli di chitarra preferisce il suono elettronico da dancefloor. Il loro nome è H.U.G.O., acronimo di Homemade Unlimited Groove Opportunities, e il titolo dell’album è “Equilibrium”: otto lunghe tracce che cercano tra i suoni un andamento psichedelico stile Seventy.
Una band che nasce con Daniela Zebra, Marco Benedetti e Rocco Spagnuolo e che poco dopo fa salire a bordo Alessandro Parilli. Una squadra che si rafforza a suon di serate in giro per locali e che si esibisce con l’intenzione di aprire la strada che porta al mercato internazionale. Saranno le atmosfere lounge – o la scena del trip-pop di Bristol alla quale si ispirano – a far sì che gli H.U.G.O. arrivino come una novità nel panorama musicale italiano.
I paragoni partono dall’islandese Bjork (causa la voce di Daniela), e arrivano ai Portished, ai Massive Attack e a Tricky. Grandi nomi che riescono a far ballare sorpassando il rumore di certi dischi che girano nelle discoteche. Gruppi che fanno sold out ai concerti e convincono con le loro sonorità anche i più restii. Qui, invece, si parla di una band che cerca col proprio disco d’esordio l’originalità prendendo ispirazione da altri, il che – se non diventa un nonsense – potrebbe trasformarsi in un genere da affermare.
Occorre grinta, e gli H.U.G.O. sembrano averne. Occorre un’idea valida, e la poetica che parte già dalla foto di copertina del loro album ci fa pensare ad un lavoro dietro il quale sia passata più d’una mente. Occorre farsi conoscere e avere un impatto live forte. Ecco la prova che dovranno superare per confermare questo primo buon lavoro.
Autore: Micaela De Bernardo