Dopo la parentesi dei Jacinto Canek, gruppo veronese per la prima volta più difficile da inquadrare, la piccola ma vivace etichetta romana Cinico Disincanto torna a produrre dischi di band pop rock con forti radici nella musica italiana, con i padovani Mama.in.inca. I quali cantano in italiano e, in effetti, non è che si siano scelti un nome efficace, sebbene stiano spiegando nelle loro recenti interviste che Mama.in inca è il nome della dea protettrice degli antichi Incas, nonchè divinità della pianta di coca. Ed avevano infatti un valore sacro, le droghe, per le civiltà precolombiane, prima che divenissero un business industriale clandestino ma planetario.
Si sono formati addirittura 10 anni fa, i Mama.in.inca, muovendosi sempre in ambito alternative malgrado le potenzialità, l’esperienza ormai raggiunta, ed il tipo di musica che fanno, potrebbero davvero portarli oltre il recinto, e questo è il loro secondo disco dopo ‘Le Rose e le Spine’ (2004); nelle 11 canzoni di ‘Lenzuola in Disordine’ arricchiscono melodie ad effetto, ariose, con contributo di pianoforte, tromba e violini, ad impennate rock tutte elettriche, che sono parte del loro dna, e la miscela contribuisce a creare un clima romantico e coinvolgenete, carico di pathos, senza però che la cosa appaia studiata e strategica.
La forma molto lirica dei testi, marchio di tutti i gruppi Cinico Disincanto, che qualche volta in passato abbiamo anche un po’criticato, si mantiene in ogni caso, nelle canzoni dei Mama.in.inca, equlibrata, senza leziosità; Marco D’Amato canta senza incertezze, con perfette doti vocali, e ‘Lenzuola in Disordine’ è il migliore CD finora prodotto dall’etichetta, secondo me, ed infatti leggo in internet che sta scalando le classifiche di vendita dedicate alle produzioni indipendenti; anzi: persino i baronetti di XL di Repubblica pare si siano accorti di loro. “Generalmente i cantanti si vendono, per poche ore di celebrità”, canta il terzetto padovano in ‘La Moda della Moda’, e speriamo che sappia invece mantenere a lungo la propria coerenza.
I singoli scelti dalla band sinora, per la promozione, sono ‘Martini’ e ‘Ma Bohéme’, molto belle, per quanto noi preferiamo ‘Resina’, tra quelle melodiche, e ‘Stasi’, soprattutto, tra quelle rock: vetta notevolissima dell’album. ‘Stasi’ la canticchio da due settimane, non riesco a smettere; romantica, magari un po’ sopra le righe, ma piena di riferimenti importanti, da Lucio Battisti ai Marlene Kuntz, passando per i Negramaro.
Autore: Fausto Turi