Trasferitesi a Berlino in cerca di ispirazione, tornano sulle scene i The Rakes, uno dei tremila gruppi inglesi “The-qualcosa” spuntati fuori negli ultimi anni, osteggiati (chi più, chi meno) dalla stampa britannica e dalle nuove generazioni di ascoltatori che hanno provveduto a ri-significare il termine “indie-rock”, finendo per includere in questa categoria qualsiasi gruppetto intento a scrivere canzoni più o meno orecchiabili, dal ritmo vagamente ballabile, con chitarra elettriche in bella vista e umori dal sapore new-wave debitamente annacquati.
I The Rakes, meno fortunati di altri loro “contemporanei” (Bloc Party, Franz Ferdinand, Kaiser Chiefs, o la nuova ‘big thing’ White Lies, ad esempio), sono evidentemente tra le tante formazioni destinate all’oblio. E sicuramente questo loro terzo lavoro, “Klang” non li aiuterà nell’intento di dare finalmente una sferzata alla loro carriera.
Il disco si rifà perlopiù al solito repertorio del genere (genere?): chitarre sferraglianti e sezione ritmica compatta al punto giusto, qualche melodia che cerca disperatamente di ficcarsi nel cervello dell’ascoltatore (“That’s the reason”, i “la la la” nemmeno tanto convinti del singolo “1989”), gli immancabili episodi in levare…
Qualche dissonanza qua e là li rende meno fighetti di altri gruppi per teenagers in circolazione, e il cantato quasi-recitato dovrebbe renderli meno “piacioni” e più “adulti” (ho letto da qualche parte paragoni con Mark E. Smith dei Fall, ma non diciamolo neanche per scherzo!). Non so se questo disco avrà successo, personalmente credo che non riuscirò a trovare, nei prossimi mesi, una qualsivoglia ragione per rimetterlo nel lettore.
Autore: Daniele Lama