I Wintersleep di Paul Murphy, dal Canada orientale, sono una di quelle rock band concrete, consapevoli dei propri mezzi, e perfettamente in grado di confezionare un ottimo album di canzoni, senza perdersi in fronzoli o sperimentalismi superflui. Tra chitarre burrascose e momenti più riflessivi, riportano alla mente i conterranei Broken Social Scene (“Archaelogists”), o – ancora – band classiche come R.e.m. (prima maniera) o Pearl Jam (ascoltate “Astronaut”, ad esempio). Sono capaci di confezionare balad folk-rock impeccabili, limpide e dal ritornello che sa di “classico” (“Weighty Ghost”), canzoni dalla struttura tanto semplice quanto efficace (il ritmo ossessivo di “Laser Beams”, che sfocia in una cavalcata a perdifiato), spesso illuminate da melodie davvero ben riuscite (“Oblivion”, “Dead Letter & the Infinite Yes”). In patria il loro successo si sta lentamente consolidando (tra premi e concerti affollatissimi). Con questo disco potrebbero esplodere anche in Europa. Se lo meritano!
Autore: Daniele Lama