Dopo aver attraversato l’Arizona di Giant Sand e Calexico, il vento degli Appalachi soffia sorprendentemente caldo sulla spiaggia della riminese Ribéss e ci porta in dono questo disco stupendo (quante volte l’ho ascoltato nelle ultime 48 ore?), firmato da un quintetto tutto italiano qui esordiente sulla lunga distanza. La copertina di “The land of nasty toys” non poteva essere più azzeccata di così: l’immagine di un caribù con banjo a tracolla, accompagnato da pianoforte, tamburello, tromba e contrabbasso, spunta fuori come una foto giallo-seppia all’interno di una cornice intagliata color del tabacco, ad evocare struggenti folk-songs odorose di resina ed accordi jazz-blues rosolati da un focolare crepitante. Superlativo il canto in inglese di Alberto Casadei – quasi un novello Tom Waits seduto al tavolino di un bar, lì a bersi la sua birra e fumare una sigaretta (“Two angels”) – vibrante e quasi beffardo in “Dark water”, profondissimo e confidenziale sulle note pizzicate di “The shoemaker”, più ruvido eppure sempre assai comunicativo in “Bubba”.
Almeno tre i momenti davvero “alti” di una scaletta che non conosce momenti “bassi”: “Woodcutter house”, pezzo scandito da banjo e armonica a bocca che già avevamo amato sulla compilation Canebagnato “A living dog is better than a dead lion”, “Smog in the fog”, cupa ballata elettrica degna di un Nick Cave alla guida dei National, e “Cry baby and fly”, che chiude in grande stile con tanto di vecchia sega da falegname fatta ululare come si deve in una lenta processione per cuori neri. I Jewels for a Caribou sono una delle primizie più succose maturate nell’orticello indie di casa nostra. Vogliategli bene come meritano.
Queste le prossime date live della band:
24 gennaio – Cesena @ Officina 49
19 febbraio – Rimini @ Neon Bar
21 febbraio – Ravenna @ Bronson
Autore: Guido Gambacorta