Il trio sardo-fiorentino composto da Roberto Acciaro, dal fratello Martino e da Maurizio Bosa (rispettivamente chitarra e trombone, batteria e noize, basso, tutti e tre coinvolti nell’uso di frequenze radio e matrici elettroniche) vara il progetto Tanake con la prima uscita discografica ufficiale per i tipi di Fratto9: una raccolta di episodi strumentali dal sapore impro spigoloso e modulare.
Il lavoro si apre programmaticamente con “LoftSerenade” (non è un refuso, tutti i titoli dei brani sono scritti tuttattaccato), una miscela di cut-up al nastro magnetico con il free-jazz che innesca nella mente dell’ascoltatore immaginari di matrice pseudo-ideologica, non particolarmente originale ne’ a fuoco.
Ma il disco, fatto tutto di alti e bassi, prosegue in modo estremamente più significativo, con “IngredientiPer3Persone”, caratterizzato dal sax in forma dialogica che contrappunta gli altri strumenti con paradossali pattern da teatro-canzone che con qualche controllato azzardo si potrebbe far risalire alla sensibilità di un Kurt Weill. Lo stesso compito tocca alle pulite note di chitarra nella più rarefatta “DismorfobiaDiMarylin”.
Altamente accattivante l’incedere marziale di “CouldYourBrain…” l’unico brano del disco che non segue soluzioni impro-free, che in compenso può contare su un ottimo riff ipnotico di chitarra che è la vera quadratura del brano.
D’altro canto brani come “Dustin Soap” e “NO_Thing’SPossibleWith_OUT…” (con quest’altro che si tiene degnamente in piedi su incastri e strutture piacevolmente più nette) fanno ripiombare l’ascolto nel solco di un canone impro stiracchiatino, decisemente meno convincente, stessa cosa dicasi per il cut-up di maniera di “UtilitàSociale…”.
In quest’ottica alterna ben più articolate le rarefazioni alla Supersilent sopra una batteria più forsennata che mai di “Boonaburra” e della sua appendice, “Stroke 4 Gradient Red“, così come il funk monocromo di “LacontessaAbbandonaLeGare“, con le strutture di chitarra e batteria che sono una l’antistruttura dell’altra.
Infine, decisamente bene la chiusura dell’album con “OzioAcrobatico“, composizione fatta di un crogiolo di fremiti dal minimo livello armonico, di tocchi ermetici, di cigolii, che riesce a dare finalmente una sensazione spettrale, o, sotto un altro punto di vista, addirittura space, come una versione cupa dell’umanesimo di stampo bruniano dell’Arkestra del maesto Sun-Ra.
In sintesi, questo aggregato di brani si mostra come un progetto nel quale interagiscono diversi approcci tutt’altro che eterogenei. Sia in termini di sensibilità verso lo strumento da parte dei tre musicisti, e questo è decisamente l’aspetto positivo, in quanto fornisce ad ogni brano coloriture musicali plurali e a tratti multimodale. Sia, meno opportunamente, nel senso che la sequenza dei brani si presenta come una sequenza accidentata nella quale il trio non sceglie mai la direzione da seguire.
Autore: Pasquale Napolitano