Malgrado si stia parlando, di questo nuovo disco di Cesare Basile, come di un album più “facile” del solito, con testi più narrativi, tradizionali, e riconoscendo che in parte ciò è anche vero, ad esempio nella meravigliosa ballata d’amore ‘All’Uncino di un Sogno’, pare però che le novità più importanti siano altre. Innanzitutto la forma scheletrica delle canzoni, molto più del solito, perché questo ‘Storia di Caino’ è un lavoro volutamente privo di ingombranti sovrastrutture d’arrangiamento, pieno invece di blues gettato lì, con un paio di rabbiosi rock’n’roll su temi biblici, intitolati ‘Storia di Caino’ – psicologia di un fratricidio – e ‘Canto dell’Osso’; ma piena di citazioni bibliche, ad ogni modo, è pure ‘Donna al Pozzo’, o ‘Gli Agnelli’.
Quando, nel Novembre 2006, Cesare Basile girò in tour l’Italia, in duetto con Willard Grant Conspiracy, assistemmo ad esibizioni assai intime: due uomini, due seggiole, due chitarre acustiche e microfoni. Un segnale: ridurre al minimo, lavorare di sottrazione, rintanandosi nell’angolo scuro, e dunque, qui, 12 canzoni ispiratissime, simili a versioni demo, che emergono ancor più belle e preziose, rivelando qua e là clamorosi rimandi alla scrittura di Fabrizio De Andrè – ‘Gli Agnelli’ – e allo stile canoro – ‘Il Fiato Corto di Milano’, ‘A Tutte ho Chiesto Meraviglia’ – che sinceramente in passato non avevamo mai notato, almeno così forti, quando la musica di Cesare Basile era più americana (gli esordi grunge, a Catania, con i Quartered Shadows) ed australiana (il sodalizio con Hugo Race). Ospiti in studio, sono John Parish, Michela Manfroi, Willard Grant Conspiracy (che canta l’unica traccia in inglese: ‘What else have I to Spur me into Love?’) e Giorgia Poli.
Da ascoltare con attenzione, come sempre, e con coinvolgimento, le canzoni di Cesare più sussurrate, solitamente accumulate soprattutto nelle seconde metà dei suoi album, ma qui sparpagliate dovunque.
Autore: Fausto Turi