Dopo tanti anni spesi come percussionista, alle spalle di prestigiosi musicisti, specialmente della scena napoletana – lo abbiamo visto suonare con chiunque, in città: con Eugenio Bennato, Enzo Gragnaniello, Daniele Sepe, Marco Zurzolo, Enzo Avitabile, Tullio De Piscopo, La Famiglia, James Senese… – ritorna come cantautore, dopo ‘Nun Pressà o’Sole’ (2004), Ciccio Merolla, con quest’album contenente 10 canzoni radicate nella sua terra, che è la città di Napoli, nel suo studio d’incisione, nei Quartieri Spagnoli. Una città raccontata attraverso le sue amarezze, il gusto del melodramma, la fame di riscatto e quel tenace ma amaro senso dell’umorismo – meglio: gusto della sdrammatizzazione, della dissacrazione – che fa parte della natura dei suoi abitanti.
Tre istantanee per rendere omaggio al passato, e rivendicare legami e discendenze, sono “Si Overo More ‘o Cuorpo” poesia di Raffaele Viviani in apertura del CD, ‘O Pellirosse’ di Renato Carosone, ed “Amaro è ‘o Bbene” di Sergio Bruni, mentre il resto dell’album è la Napoli di oggi, dell’esperienza artistica hip hop dura della crew V7, cui Ciccio Merolla è approdato. Ci sono Lucariello e Giuseppe D’Aniello che partecipano in qualità di autori, e ancora Lucariello, con Z-Star e Mauro Nardi che aiutano alla voce.
Funk, hip-hop dialettale e di strada, etnica da tanti Sud del Mondo, un po’ di jazz, con liriche anche durissime, stile Co’Sang, Fuossera, Lucariello, ad esempio in ‘Regina’, la canzone più importante, amara invettiva contro la triste condizione delle prostitute africane sui nostri viali di periferia, ma anche ‘Cash’, su come un po’ tutti ci svendiamo ogni giorno per i soldi, e ‘Song’e Napule’, orgogliosamente napoletana, ma stavolta col sorriso sulle labbra.
Malgrado qualche passaggio formale, il disco è buono, nel complesso, coerente col titolo dell’album: ‘Kokoro’, traccia conclusiva, la storpiatura dal napoletano “cco’core”, cioè col cuore: un invito alla sincerità.
Autore: Fausto Turi