Skybound era una scommessa per Tom Baxter, ed è una scommessa vinta: dopo essere stato ripudiato dalla Sony per le non alte vendite (70000 copie, nemmeno tanto male) del primo album Feather and Stone del 2004, il talentuoso cantautore inglese si è prodotto da solo e per l’occasione ha abbinato alla musica anche l’altra sua passione, quella della pittura, dipingendo una tela per ciascuna canzone.
Sui dipinti non spetta a noi esprimerci, ma l’album è di sicuro alto livello: l’ottimo intro jazz-soul di Night Like this è seguito subito dopo da uno dei capolavori dell’album, la title track Skybound, sei minuti di progressione verso lo splendido crescendo finale di piano e vocalizzi, e poi ancora dal singolo Better, forse troppo un po’ melensa ma non abbastanza da essere troppo pop. E poi ancora: le progressioni quasi bossanova di Tell her Today, l’intro solare e la luminosità gioiosa di Last Shot, il blues-swing alla Sinatra di Half A Man, fino alla spettacolare Icarus Wings, che da sola vale l’acquisto dell’album: un’intro flamenco di chitarra classica accompagnato da un piano inquietante, il crescendo epico fino all’esplosione del ritmo spagnolo e degli acuti vocali, sono un autentico godimento per chi ama la musica e la contaminazione dei generi. E non importa se Miracle o Tragic sono un po’ più convenzionali: di certo nessun pezzo è assolutamente banale, e ognuno rivela un po’ di quel talento che Tom Baxter ha da vendere. Autentico erede di gente come Tim Buckley, Van Morrison, Tom Waits, questo inglese che ha successo in Irlanda farà strada se riuscirà a essere scoperto dal grande pubblico. Basta non accontentarsi dei vari James Blunt che crescono come funghi, e guardare un po’ più in alto.
Autore: Francesco Postiglione