Si intitola Viva la Vida, ma ha per sottotitolo “La morte e i suoi amici” il nuovo intrigante (almeno per il titolo) album del gruppo di maggior successo al mondo: reduci dal Twisted Logic Tour, che ha incoronato i Coldplay come il gruppo più importante (e di più alti incassi) di questo inizio millennio, Chris Martin, Jon Buckland, Guy Berryman e Will Champion non si sono concessi troppa vacanza e si sono chiusi in studio per registrare il loro quarto album, in realtà denso di sessions di X&Y scartate in un primo momento. Ecco spiegata allora la velocità di produzione di questo lavoro, ma anche la assoluta continuità melodica e strumentale rispetto a X&Y, anche se in fase di post-produzione gli arrangiamenti hanno subito quelle modifiche che fanno di Viva la Vida un album diverso dal precedente. Se in X&Y campeggiava (finalmente) il ritmo rock in canzoni come Talk e Speed of Sound, qui i Coldplay rivelano fino in fondo la loro anima pop: rinunciano ai toni epici e altisonanti, e vanno piuttosto a cercare nuove sfumature sonore, dai violini quasi arabeggianti di Yes alle melodie celtiche di Strawberry Swing, dai ritmi quasi africani dell’intro di Lost! Fino ai toni dark di Cemeteries of London. Sembra quasi che Chris Martin e compagni vogliano cimentarsi a tutti costi in citazioni da diversi generi musicali, cercando di variare al massimo lo stile che fin qui li ha caratterizzati. Perdono però così una loro bella caratteristica: la chitarra tagliente di Jon Buckland, capace di disegnare in Parachutes assoli di grande profondità che qui mancano del tutto.
Complessivamente il nuovo album funziona, complice anche la solarità di pezzi come Life in Technicolor, Lovers in Japan, Viva la Vida, davvero allegri e movimentati, ma siamo di fronte a niente di più di un pop-rock accattivante ma privo di grande genialità. Il sound tipico dei Coldplay, un po’ malinconico e autunnale (vedi Don’t Panic o The Scientist), è ormai perso, salvo la chiusura di Death and his Friends, ma ciò è il frutto di una scelta ben calibrata, di un inseguire nuove sonorità, segnale della volontà dei quattro inglesini di non voler campare sugli allori del successo già ottenuto. E allora ben venga un premio alle intenzioni, anche se in Viva la Vida forse qualche passo falso rispetto al passato è stato compiuto.
Autore: Francesco Postiglione