Sono trascorsi 25 anni esatti dall’uscita della raccolta “The best of Italo disco”, doppio lp pubblicato nel 1983 dall’editore tedesco Bernhard Mikulski che di fatto coniò il nome per quel genere nato in Italia figlio tanto della disco music americana che dell’elettronica europea.
In piena epoca di revival anni Ottanta, con artisti del calibro di Ladytron ed .Adult che a più riprese hanno dichiarato la propria devozione all’Italo disco, giunge a proposito questa compilation della Strut, la quale pur tralasciando alcuni dei nomi più noti di quella stagione – Gazebo, Righeira, Gaz Nevada – illustra comunque assai bene le caratteristiche sonore del fenomeno: i grooves funkeggianti che più funkeggianti non si può (“The Kee Tha Tha” di Five Letters, “Brazilian dancer” di Kasso), la drum-machine incalzante e le grasse linee di synth (“Now baby now” di Kano, “Love (is gonna de on your side)” di Firefly, “Do it again” degli Easy Going…), le melodie accattivanti (il profumo soul fattoci respirare dal Number One Ensemble con “Flor de coca” e dal Rainbow Team con “Dreaming”), un gusto ai limiti del kitsch (“Burning love” di D.D.Sound, “Let me be your radio” della Red Dragon Band).
Le percussioni di Tullio De Piscopo nel remix di “E fatto e sorde! E?” – viaggio terzomondista lungo la stessa rotta del Peter Gabriel di “IV” e del duo Eno/Byrne di “My life in the bush of ghosts” – testimonia come all’epoca anche in Italia fossero numerosi i punti di contatto tra certa dance trasversale e una parte almeno della coeva scena new wave; mentre una “Wojtyla disco dance (part 1)” irresistibile fin dal titolo (aha ahahha ahaaha!!), opera niente meno che della sigla Freddy The Flying Dutchman & The Sistina Band (uahh uahha aaahahha!!), dimostra che nel bagaglio di quell’ondata di artisti c’era anche una buona dose di ironia.
Autore: Guido Gambacorta