Difficile per un gruppo italiano trovare il giusto compromesso tra vena cantautorale ed immediatezza rock, e anche i Primochef del cosmo finiscono come tanti per incappare in vari scivoloni, specie là dove la sincerità del sentimento sfocia nell’autocompiacimento: il pathos elettrico di “Wait for me” e l’enfasi canora sciolta nel blues di “Intento” sono a mio avviso parecchio irritanti, mentre altrove – penso ad “Ambipur” e “Cadono per ore” – si rischia pesantemente l’anonimato.
Va meglio con la spensieratezza di “Estasi pura”, con lo scarno song-writing acustico di “Per rispondermi”, con le screziature ritmiche di “L’espressione dell’avviso” e con il rock’n’roll alla Afterhours di “Quello che ti ama”, quattro episodi sostanzialmente diversi tra loro che bene illustrano tutte le diverse facce sonore della band poi riassunte nella conclusiva “Quando il mondo riposa”.
La cura negli arrangiamenti ed il mestiere di Giovanni Ferrario, la cui produzione artistica valorizza certe sfumature psych-pop, non alzano di troppo il giudizio su un lavoro incisivo solo a tratti.
Autore: Guido Gambacorta