Ormai tra le migliori realtà del post-punk italiano, assieme ad Uzeda, Red Worms Farm e The Death of Anna Karina – specialmente da quando i One Dimensional Man versano in uno stato di sospensione, vicini allo scioglimento, sigh! – i modenesi Three in One Gentleman Suit giungono al terzo disco in carriera, perfezionandosi ma senza rivoluzionarsi, per la verità, rispetto ai precedenti ‘Battlefields in an Autumn Scenario’ del 2003, e ‘Some New Strategies’ del 2005.
‘We Built Today’ suona estremamente diretto, come fosse stato registrato dal vivo in studio buona la prima – malgrado la qualità dell’incisione sia ad ogni modo buona, col mixaggio fatto negli Usa – ed il terzetto utilizza al solito chitarre, basso, tastiere (poche) e batteria sul filo della continua tensione emotiva – come nella breve scheggia ‘The Colour is Grey’, tipica loro creazione – con suoni secchi, scarni e diretti, spesso fuori sincrono per creare effetti ansiogeni, come loro solito, ed in special modo la batteria prende un suono profondamente naturale e presente, su questo disco. Vanno dichiarando infatti da qualche tempo nelle interviste, i TOGS, di aver ricercato proprio una via espressiva la più diretta possibile, e ci sono riusciti molto bene, con quest’album, correggendo quel po’ di “freddezza” sonora che li offuscava sul precedente, pur buono, disco del 2005: in proposito, le iniziali ‘Lands Apart’ ed ‘A Transition Era’ sono tra le loro cose migliori di sempre, l’una sincopata e trattenuta, l’altra deragliante e lasciata andare. Mi piace da sempre la loro urgenza, il loro r’n’r acido e moderno, e dal vivo so che sono uno spettacolo fulminante; belle le copertine dei loro album, da perfezionare ancora, invece, la voce del cantante, che mostra limiti nei pezzi meno veloci, dove servirebbe più espressività.
Le prossime date dal vivo della band, in questa Primavera 2008, prevedono anche una corposa serie di concerti in Gran Bretagna, nella seconda metà di Giugno.
Autore: Fausto Turi