Sono uno dei gruppi più sottovalutati che io conosca gli svedesi The Maharajas. Autori di quattro dischi eccellenti, tutti votati al più sincero Sixties-sound, ricchi di sfaccettature, ben suonati, impregnati della linfa vitale che rende il rock’n’roll una pianta sempreverde. Immortale. E’ una questione di classe, di stile. E di stile i Maharajas ne hanno da vendere, non fosse altro per i trascorsi dei membri della formazione svedese: ricordiamo solo che Jens Lindberg suonava nella prima line-up dei Maggots e soprattutto con i “prime-movers” del garage scandinavo degli anni ’80, Crimson Shadows e Stomachmouths; mentre Mathias Lilja era l’ex cantante/chitarrista dei fantastici Strollers. E non dimentichiamoci neppure del bassista Ulf Guttorsmson, musicista con un grande talento per il songwriting e autore della maggior parte dei brani di “In Pure Spite”, il quarto e forse migliore album dei Maharajas.
Un disco senza tempo. Poteva essere uscito vent’anni fa o potrebbe uscire tra vent’anni: suonerebbe comunque benissimo. Non c’è un brano fuori posto, una traccia sotto tono, una canzone trascurabile in questo album. Si parte con l’irresistibile r’n’r di “Repo Man” e si continua con la ribelle “One Man Time”. Il viaggio dei Maharajas nei meandri del Sixties-sound prosegue poi con un bellissimo episodio lento che ne svela il lato più romantico: “One Leg On Each Side”. Ma è solo un attimo perchè subito dopo arriva “Yeah Yeah” con il suo ritmo trascinante e la sua gioiosa energia da party. Ed è proprio nell’alternanza di episodi energici e meditati che il quartetto scandinavo definisce la magia della propria formula musicale. E così a brani-killer come “Suckerpunch”, “Not A New Sensation” (potenziale hit, un brano da far impallidire gli Hives!), la garagistica “The Boy Inside”, si contrappongono canzoni dal mood più rilassato ma non meno intriganti come la ballata “Alaska Beach”, la splendida “On Hold”, i jingle jangle chitarristici di “Maybe She Loves You” e la malinconia della conclusiva “Trapped”. Se amate il 60’s-sound di ieri e di oggi, puntate sui Maharajas e fate vostro questo disco: non ve ne pentirete.
Autore: Roberto Calabrò