Dopo due album con il nome Lupercalia, realizzati nel 2000 e nel 2004, il chitarrista napoletano Riccardo Prencipe dava poi vita poi al progetto Corde Oblique, con l’obiettivo di approfondire la sua personale e moderna interpretazione del Medioevo musicale, poggiata su atmosfere gotiche, folk acustiche, di scuola europea, ed ecco che dopo ‘Respiri’, l’album del 2005, l’ensamble ritorna ora con ‘Volontà d’Arte’, impegnativo titolo che richiama un concetto filosofico di scuola tedesca: la volontà d’arte che appunto c’è in ogni fase della storia dell’uomo. Dal lavoro di Prencipe emergono, fuse tra loro, molteplici componenti proprie del Medioevo: quella pagana ed esoterica, quella cortigiana, quella rurale, e su tutte la componente notturna, gotica, mantenuta però in equilibrio con le altre e soprattutto con la realtà, senza certi eccessi fantasiosi e caricaturali in cui questo genere musicale sovente cade, specialmente mi riferisco a certo gotic metal più ottuso ed ignorante, o al folclore con abiti di velluto, strumenti desueti e inni al dio Odino. Musicalmente prossimi più alle contaminazioni mediterranee di Jenny Sorrenti, che non alle gelide e cameristiche atmosfere dei Dead Can Dance, i Corde Oblique di Prencipe sembrano appunto utilizzare il Medioevo anche come pretesto estetico per la rappresentazione dell’altro lato della vita, quello notturno ed oscuro, attraverso sonorità acustiche di chitarra e violino, suonato dal bravissimo Alfredo Notarloberti, già con Irish Virtuoso, Argine ed Ashram, e poi pianoforte, percussioni e clarinetto. Infine il cantato, sempre femminile, di diverse eleganti interpreti provenienti dal sottobosco folk napoletano e dagli ambienti accademici del conservatorio di San Pietro a Majella, dove del resto lo stesso deus ex machina, Principe, si è diplomato maestro di chitarra. In alcuni frangenti più romantici, per strumento solo, si cade in uno stucchevole effetto new age che non ci piace, e che ricorda le composizioni di Ludovico Einaudi, ma va dato atto ai Corde Oblique di avere un retroterra culturale davvero vasto e sorprendente, che li ha portati anche ad aprire dal vivo per i Bauhaus, e ad eseguire sovente dal vivo, una loro versione acustica di ‘Kaiowas’ dei Sepultura. Il gruppo suonerà dal vivo al Mutiny di Napoli, il 28 Febbraio.
Autore: Fausto Turi