Se davvero, come pare dalle dichiarazioni di Damon Albarn, questo sarà l’ultimo album dei Gorillaz, bisogna dire che la bizzarra ma sempre ambiziosa band nata 8 anni fa come side project di lusso, e contemporaneamente come supergruppo di stelle musicali con tanto di fumettista al seguito, guadagna un posto nella storia della musica, con 4 album e diversi Ep tutti di livello molto alto. E non fa eccezione questo ‘D Side’ di fine 2007, contenente demo e canzoni scartate dalle session d’incisione di ‘Demon Days’ (2005), più qualche lato B di singoli, ed un intero CD allegato di remix, e tuttavia, cosa più importante, l’album riesce a stare in piedi da solo, senza complessi d’inferiorità e senza ridursi a semplice accozzaglia di fondi di magazzino, con un paio di buoni singoli, anche, quali ‘People’ e ‘We are Happy Landfill’ che si collegano idealmente – per suoni moderni, ritornelli ad effetto, inserti hip-hop, e per quell’indefinibile eco di malinconia che caratterizza da sempre la musica di questa band – ai tanti tormentoni pop degli ultimi anni, tra i quali ricordiamo ‘Feel Good inc.’, ‘Kids with Guns’ e ‘Dare’. E non mancano neanche, in ‘D Sides’, quei tenui elementi multietnici tipici dei Gorillaz, che giocano con l’Estremo Oriente in ‘Hong Kong’, così come con la Giamaica in ‘Spitting out the Demons’ e ‘Demo’, e con “Madchester” nel trip-hop di ‘Rockit’.
Disco solo leggermente al di sotto dei suoi predecessori, in pratica, ma bella la conclusione emotiva col pezzo pop intitolato ‘Stop’.
I Gorillaz nacquero come un pasticcio di suoni ed umori meticci, e malgrado siano poi riusciti a concretizzare solo una piccola parte delle loro ambizioni, e molte sono rimaste sulla carta; ad esempio accomunare musicisti di diversi angoli del Mondo, vendere musica anche attraverso internet, cercare una rivoluzione espressiva e comunicativa tra rock, rap, elettronica, e poi l’annullamento della rockstar nella sua fisicità attraverso fumetti manga ed animazioni olografiche sul palco al posto dei musicisti in carne ed ossa: tutte cose interessanti ma che non sono approdate a molto.
Bisogna dire che, proprio con i Gorillaz, Damon Albarn ha dimostrato di essere capace di andare oltre i Blur; ed ora che pare si sia sbarazzato dell’indisciplina che regnava nei Gorillaz, il nostro è già ripartito con The Good the Bad ant the Queen, nuovo acclamato progetto lanciato nella Primavera 2007.
Autore: Fausto Turi