Un breve riassunto per chi si fosse perso le puntate precedenti. Nel 1996 il leader degli Hellacopters Nick Royale chiama il suo amico olandese Tony Slug per registrare un demo di cover del loro gruppo preferito: la Sonic’s Rendezvous Band. Il progetto è accantonato per un periodo abbastanza lungo, visti gli impegni pressanti degli Hellacopters. Il caso vuole che proprio la grande band svedese incontri sul proprio cammino Scott Morgan, leggendario cantante e chitarrista della SRVB. E allora l’idea degli Hydromatics prende forma. Con l’aggiunta di Theo Brouwer, ex bassista degli olandesi Nitwits, la band pubblica nel 1999 il suo esplosivo debutto “Part Unknown” per la White Jazz, l’etichetta di punta della scena svedese di quegli anni. E anche se Nick deve passare la mano, gli Hydromatics decidono di continuare e nel 2001 tirano fuori un nuovo brillante album intitolato “Powerglide”. Adesso siamo al terzo capitolo: “The Earth Is Shaking”, che vede l’ingresso in formazione di un altro pezzo da novanta come Kent Steedman, il biondo e straordinario chitarrista degli australiani Celibate Rifles. E i risultati non si fanno attendere. “The Earth Is Shaking” è il migliore disco fin qui pubblicato da questo supergruppo internazionale. Dodici brani potenti e ispirati con la voce “nera” e lirica di Scott Morgan sugli scudi, una sezione ritmica potentissima a menare le danze e tre chitarre che si inseguono e si intrecciano alla perfezione in un continuo gioco di specchi e di rimandi.
La partenza è mozzafiato con tre canzoni splendide che metterebbero al tappeto chiunque: la vibrante e detroitiana “Standing At The Juke”, il mix di chitarrismo fantasioso e soul music intitolato “Baby Jane” e l’immortale “Mistically Yours” che Scott porta con sé dal repertorio della Sonic’s Rendezvous Band. Anche Steedman fa lo stesso con la chitarra tagliente e i ritmi convulsi della fantastica “Speechless” che arriva direttamente da “Integration”, il terzo album dei suoi Yage.
Ma non è finita qui: perché tra una cover degli Stones (“All Down The Line” ) e un paio di episodi dal tiro punk/hi-energy (“Streets of Amsterdam”, “Funball”, la micidiale “Detroit Leaning”), gli Hydromatics mettono a segno anche dei mid-tempo che esaltano la bellissima voce “black” di Scott Morgan. Tra questi “Power & Glory” e la lisergica title-track. Episodi che contribuiscono ad arricchire la tessitura di un album fantastico. Per chi scrive tra i migliori dell’anno.
Autore: Roberto Calabrò