E poi succede che ti ritrovi alla soglia dei trenta. A vivere una vita “dalle giacche stropicciate”, dove è solo un miraggio indossare camice stirate. Le donne le capisci ancor meno di quando eri adolescente, e l’amore finisci per guardarlo con un po’ di cinico distacco. Inizi a renderti conto che “non basta una stufa sotto le coperte per scaldare una giornata, figuriamoci un’intera vita”. E che la fine della tua vita da studente non è poi questo grande evento da festeggiare. Ti ritrovi a rimpiangere i giorni spensierati in cui ti accontentavi di poco. Osservando il mondo dei “grandi” come una creaturina spensierata appollaiata ai bordi della foresta della vita.
Ora ovviamente vi starete chiedendo: “e che c’entra questo col disco degli Amari?” C’entra eccome, secondo me. Perché in “Scimmie d’amore” s’insinua prepotentemente (nei testi, ma anche nel mood generale del disco) questa sensazione di “perdita dell’innocenza”, di attraversamento – doloroso, manco a dirlo – della “linea d’ombra”.
Se vogliamo parlare esclusivamente di musica, diciamo subito che il disco è veramente bello. Gli Amari hanno raffinato il loro personalissimo linguaggio sonoro, mescolando il loro spirito pop cristallino con elettronica da dancefloor (i beat grassi e i riff “acidi” di tastiera di “Le gite fuori porta”), funk (“Il raffreddore delle donne”, “Fiamme in un bicchiere”), electro-rock (la splendida “Manager nella nebbia”, o “Arpegginlove”, con la strofa che rimanda a Four Tet o a – chi se lo ricorda? – Capitol K), arrivando a lambire – con consapevolezza e maturità (ecco la famigerata parola che scommetto leggeremo in tutte le recensioni di questo disco) territori di puro cantautorato di qualità (siamo più vicini al Lucio Dalla dei bei tempi o al miglior Samuele Bersani, non all’ultimo dei songwriter indie-sfigatelli). Il sound è freschissimo, non c’è un pezzo che abbia il sapore del “riempitivo”. Dopo il terzo ascolto non si può fare a meno che canticchiare i ritornelli (anche i meno “spensierati”, come quello di “Ice Albergo”: “Perché – ti – devi – fare – odiare?”). Che volete di più da questi ragazzi?
Autore: Daniele Lama daniele@freakout-online.com