Rispetto a “Loops from the bergerie”, lavoro del 2005 meritatamente osannato da pubblico e critica, “Some other country” risulta più oscuro e con un potenziale comunicativo sicuramente più subdolo, impressione questa frutto già dei primi passi mossi oltre il portone d’ingresso, là dove si viene accolti dal battito tachicardico di “Queit life” e dal ruvido incalzare di “So cheap”.
E’ a partire da “No say goodbye” – traccia impreziosita dal canto magnetico del solito Richard Davies – che il disco inizia ad arricchirsi di sfumature illuminandosi ad intermittenza di lampi pop: “Distress and calling” e “By the rub of love” sono ancora due brani tech-house robusti e scontrosi e “Pukka bumbles” viaggia su notturne cadenze deep, ma “Claktronic” è un coinvolgente pezzo etno-trance inscenato da ariose note di flauto e bollenti percussivismi tribali, “Silent luv” (con al microfono niente meno che Roberto Papavero dei “nostri” Les Fauves) è una techno-song mutante ora in funk gommoso ora in soul indispettito, “They return” è un gioco ad incastro di echi e segmenti dub e in “Smile and receive” la voce del producer berlinese Cassy ci prende confidenzialmente per mano attraverso la luce tremolante di un mattino post-rave.
Autore: Guido Gambacorta