Sindri Már Sigfússon, la mente del progetto Seabear, ha solo 24 anni ed è di Reykjavik, dove – ormai così me l’immagino – ci sono più progetti musicali che automobili.
Con l’aiuto di un po’ di amici il ragazzo ha registrato (con pochissimi microfoni e artifici tecnici, ma molta passione) quello che è sicuramente il miglior disco targato Morr Music che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi tempi.
Canzoni folk delicate e ispirate, dove la voce di Sindri – accompagnata da piano, armonica a bocca, chitarra, violini, banjo, glockenspiel, ed una batteria appena accarezzata – fa brillare melodie romantiche, sottili e spesso incredibilmente accattivanti.
“The ghost that carried us away” è un disco attraversato da una purissima vena pop. “Libraries” è vivace come un pezzo dei Postal Service, ma non presenta tracce di elettronica; “I sing I swim” è una di quelle canzoni agrodolci che non ti stanchi mai di ascoltare, perfetta per questi giorni in cui ci si lascia l’estate alle spalle; “Arms” ricorda i Belle & Sebastian più “bucolici”; “Sailors blue” è struggente, con uno splendido violino ad impreziosire una ballad vicina all’approccio “sussurrato” di Iron & Wine…
Non c’è niente, assolutamente niente di nuovo in queste canzoni, in questi arrangiamenti, in questi suoni (che spesso, anzi, sono quanto mai “arcaici” e conservatori). Ma il disco è, nel complesso, incredibilmente piacevole. Ed è chiaro che non sto parlando di quel piacere che si prova nello scoprire qualcosa di nuovo e sconosciuto, ma di quel piacere – più rassicurante e meno eccitante, d’accordo – che si prova a ri-assaporare emozioni già vissute, ritrovare luoghi e sapori abbondantemente noti, ma intensamente amati.
Autore: Daniele Lama