Sesto album per la cantautrice di Jacksonville, se si include la collaborazione con Yann Tiersen, improntato sull’essenzialità. Un lavoro privo di inutili orpelli che vede la Wright spendersi tra piano e chitarra con grande senso della misura, tra ricordi malinconici e suggestioni autunnali. Se le chitarre di “When the lights shone down” e “St. Pete” confermano la passione per l’alt-country e l’indie melodico à la Pavement, i veri amori di Shannon affiorano quando evoca il panismo di Dèbussy e del cabaret di Weill-Brecht, ma sempre con una punta di dolore nelle note. È il caso di “Defy this love” e “Steadfast and true” dove le reminiscenze classiche sposano una vocalità dolente vicina a una Kazu Makino senza astrattismi. Le amare confessioni di “They’ll kill the actor in the end”, il mesto ritratto di Louise svelano le capacità di un songwriting asciutto e profondo. In “Don’t you doubt me” e “In the morning”, tra veleni e carezzevoli melodie, si registra un legame di spirito con la Cat Power di Moon Pix. “Let in the light” non è un capolavoro, ma un disco prezioso e compiuto, che in poco più di mezz’ora, si rivela all’ascolto per grazia e rigore e conferma la cifra stilistica di una donna di grande sensibilità, che sa abbandonarsi nuda alle emozioni con disarmante naturalezza.
Autore: Fabio Astore