Terminata da tempo l’ondata stoner di matrice lo-fi, stile i granitici gruppi della pionieristica Man’s Ruin, è già da un po’ di tempo che ritorna, di là e di qua dell’Atlantico, un hard rock più diversificato, moderno, e meno centrato sui 70; e questo gruppo tedesco, per la verità in giro da quasi 15 anni ed al settimo disco in carriera, ma per la prima volta sul mercato internazionale, propone appunto una musica ruvida ma anche ben curata e con risvolti direi quasi romantici, disco attraente – immagino – per quel pubblico teenager che non digerisce roba più potente tipo Nebula, Natas, Fu Manchu o Nashville Pussy.
Molto forte l’impronta di Queens of the Stone Age ed Audioslave, nelle 11 tracce di questo disco che in effetti non punta sull’innovazione ma su un impatto melodico ed orecchiabile, ma provocatoriamente dico che, al confronto con le ultime deludenti prove discografiche dei maestri, gli Harmful fanno la loro buona figura, tanto più che questo ‘7’ si avvale di una produzione molto più semplice ed economica, affidata all’ex Faith no More mister Billy Gould – che in alcune tracce suona anche la chitarra – e di una capillare, avventurosa distribuzione tramite differenti etichette in ciascun paese europeo, com’è tipico delle piccole operazioni indipendenti portate avanti con passione e sacrificio. Il quartetto di Fracoforte, in questa Primavera, sta attraversanto l’Europa orientale in tour, e sarà in concerto al Magnolia di Milano il 23 Giugno.
Autore: Fausto Turi