Riuscire a coniugare più generi, sfiorandone altri ed essere difficilmente collocabili è ciò che provano a fare tanti gruppi emergenti in questi ultimi anni in tutto l’ambito rock. Tuttavia non tutti ci riescono. I Dadamatto, invece, centrano l’obiettivo, evidentemente forti del fatto che hanno un’attitudine, e quindi una base, punk, che permette loro di agire con coerenza e libertà. Una libertà eccessiva? Forse sì, se consideriamo che in questo loro esordio, il trio di Senigallia, ha messo nelle dodici tracce, di tutto dal post rock, più vicino al jazz, il punk noise e lo stomp blues. In fondo, qual è il problema? Viviamo in un mondo fottutamente globalizzato e allora è inevitabile che nella musica si rifletta come va il mondo, diviso tra le riflessioni e la sicurezza del post rock e l’ansia di non farcela del punk o la disperazione del blues. Bel variegato “Ti tolgo la vita” (edito da Bloody Sound/Sweet Teddy /Marinaio Gaio ed Eaten By Squirrels) è stato registrato da Mattia Coletti, che ha pure contribuito con qualche rumore. Il cd parte con i 12 minuti di “Videodrome”, con un incipit che omaggia lo stesso film di Cronemberg, seguito da post rock, math e pop rock che si alternano e si intrecciano. Quanti lavori cominciano con un brano di oltre dodici minuti? Anche in questo si scorgono coraggio e attitudine punk. Il trio ha imparato benissimo anche la lezione della no wave nel funk psicotico ed acido di “1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8’s Rock’n’Roll!”, mentre trasmettono ansia con perversioni assortite il noise frentico di “Spizz”. Affascinante il crogiolo che viene fuori in “Urlo confuso” dove convergono un punk noise rabbioso, con una base ritmica che sta in mezzo tra i Big Black ed i primi Shellac. I testi, forse è superfluo sottolinerarlo, ma sono caratterizzati da un cantato in italiano denso di non sense, su tutti l’esilarante stomp blues di “Tra l’asino e l’ombra”.
Autore: Vittorio Lannutti