Dopo tre anni e mezzo di nuovo i Travis. Finalmente. C’era ancora bisogno di loro in un panorama inglese che ultimamente ha saputo sfornare solo ragazzini pretenziosi che seguono le tendenze del momento. “The Boy With No Name”, in uscita il 7 Maggio, è il quinto disco della band di Glasgow e mostra una maturità nel suono che già si era intravista nel cupo e precedente “12 Memories”: certo, dietro c’è lo zampino di Nigel Godrich, Mike Hedges e Brian Eno alla produzione ma quello che conta di più è la qualità, altissima, delle canzoni. E la voce di Fran Healy, sempre ispirata e quanto mai delicata in questo album: “The Boy With No Name” sembra essere fortemente influenzato dalla sua vita privata. Dal nome del disco, che si riferisce al fatto che i coniugi Healy non riuscivano a dare un nome dare al proprio figlio dopo la sua nascita, ad alcune canzoni come My Eyes e Battleships che parlano proprio del piccolo Clay e della relazione di Fran con la compagna Nora.
I Travis confezionano un disco di pregevolissima fattura, finemente arrangiato e costruito, dove solo un momento è forse prescindibile (Out In Space), ma è un fattore che non scalfisce un album del genere.
Dal singolo Closer alle ritmiche aggressive di Eyes Wide Open e Selfish Jean (occhio alla canzone, è il prossimo singolo), dall’apertura acustica di 3 Times And You Lose (perfetta per le sua atmosfere alla “The Man Who”) ai colori scuri di Big Chair, è tutto un susseguirsi di perfette canzoni pop, melodie a profusione e una ricercatezza nel suono che oggi fa la differenza, soprattutto nelle chitarre che sono diventate un classico marchio Travis.
L’accoppiata My Eyes – One Night è uno dei momenti più emozionanti del disco, mentre Colder è l’unica canzone scritta da un altro membro della band (reca la firma del bassista Dougie Payne) ed è un altro momento da non sottovalutare affatto. Un disco di cinquanta minuti scarsi, da avere sicuramente, essendo forse il migliore della band di Glasgow: ispirato, ricercato e immediato, anche più del capolavoro “The Man Who”. New rave, new wave, disco garage: meno male che sono tornati i Travis a mettere le cose a posto.
Autore: Stefano De Stefano